Il cammino attraverso la foresta è lungo solo se non si ama la persona che si va a trovare.
Mi pesa andare a messa, mi pesa pregare e fare esercizi di meditazione spirituale, e dunque non vado a messa, non prego, non medito. Di fronte a queste affermazioni, comprensibili ma non condivisibili, mi è venuto in mente il proverbio africano citato all’inizio. Una volta in parrocchia si era proposta l’adorazione notturna e un giovanotto mi diceva: io non vado, non riesco proprio ad alzarmi di notte. Amen gli dico io, pazienza, cosa vuoi che ti dica? Alcune settimane dopo lo vedo vicino all’antenna e mi dice? Hai visto il Gran Premio? Hai visto chi ha vinto? Premetto che non seguo né le macchine né le moto. Lui commenta la gara e vedendo che non ero molto interessato stava per andar via. Lo richiamo perché mi era venuta in mente una cosa e gli dico: ma tu l’hai vista la gara? Certo assolutamente sì. Ah ok ciao ciao. Mentre andavo a casa mi è saltato in mente il proverbio africano. Sì perché la gara del GP era alle tre di notte.
Certi cammini quando si ama la meta sono leggerissimi. Gli stessi cammini, quando non si ama la meta diventano lunghi e faticosissimi.
La questione dunque è di imparare a misurare la fatica non a partire dal cammino ma a partire dalla meta.
Quando un figlio è ammalato i genitori lo vegliano tutta la notte e magari il giorno successivo vanno a lavorare e non diranno mai che questa è una fatica.
Insomma quando si ama si sopporta e quando non si ama si abbandona.
Pubblicato il 6 Giugno 2025
in
Storie di fede e Riflessioni
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