Un po’ mi sono sentito così in questi mesi. Mi riferisco al ruolo ingrato che ho cercato di svolgere in oratorio in relazione ad alcuni ragazzi maleducati dai quali ho cercato di proteggere l’ambiente e soprattutto i più piccoli. Ricostruisco la vicenda.
Da un po’ di anni un gruppo di ragazzi manifesta ripetutamente mancanza di rispetto nei confronti dell’oratorio. Tengo a precisare che non è una questione di intolleranza nei confronti di persone non italiane, ma di intolleranza verso chi è maleducato: uso improprio delle cose e insolenza verso le persone. Ad un certo punto, giunto al colmo della sopportazione, decido di impedire loro l’accesso all’oratorio.
Incomincia un periodo teso, un serrato braccio di ferro tra me e loro.
L’unico atteggiamento è stato quello del castigamatti che letteralmente è un bastone con cui un tempo si metteva ordine nei manicomi, uno strumento che serviva a condurre alla ragione chi mostra di non avere senno per capire il valore delle cose.
Insomma il castigamatti, in senso figurato, è una persona che assume un aspetto minaccioso che con mezzi e con maniere dure presume di condurre all’obbedienza e al rispetto.
Ma così non è. Allora ho cambiato sistema dando loro una nuova possibilità. Ho cercato di dialogare. Non ho sciolto tutte le riserve e soprattutto non dimentico che loro sono furbi e possono prendermi in giro. Pazienza.
Due questioni si ripresentano come un ritornello: ma l’oratorio è sempre per forza aperto a tutti? e cosa abbiamo fatto per aiutarli?











Devi effettuare l'accesso per postare un commento.