Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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L’inaudita prossimità di Dio

Ho sempre bisogno di pensieri profondi che nutrano il mio spirito. Sempre e soprattutto nei giorni della settimana santa. Voglio condividere due di questi pensieri che mi hanno aiutato nei giorni scorsi ad entrare nel triduo Santo della Pasqua.

La prima affermazione è del grande teologo Karl Rahner che dice: “Per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi del Crocifisso”.

Cosa avviene quando decido di inginocchiarmi davanti al Crocifisso? Prima di tutto imparo la grande lezione del perdono, la misura dell’amore di Dio che non ha misura. In secondo luogo imparo l’umiltà di Dio. Come diceva san Francesco davanti alla croce: Guardate fratelli l’umiltà di Dio, ed aprite davanti a Lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da Lui esaltati”.

Poi imparo i giusti criteri per giudicare le cose, per discernere la realtà, per trattenere ciò che conta e lasciar andare ciò che non ha valore. Infine imparo che la sofferenza non è che la penultima parola sulla vicenda umana, perché l’ultima, la più importante sarà: oggi sarai con me nel Paradiso.

Il secondo pensiero profondo che mi ha nutrito in questi giorni è del teologo protestante Bonhoeffer che afferma: “Servono occhi di Pasqua, capaci di vedere e di comprendere che l’ora della tempesta e del naufragio, è l’ora della inaudita prossimità di Dio, non della sua lontananza”. 

Normalmente l’ora della tempesta la abbiniamo al silenzio di Dio e alla sua lontananza. Il teologo che venne impiccato per un preciso ordine di Hitler nel campo di concentramento di Flossemburg il 9 aprile del 1945, invita a rovesciare le cose e a sperimentare nella sofferenza l’inaudita prossimità di Dio.

È impossibile per noi celebrare la Pasqua e gustare la vertiginosa gioia della libertà senza sperimentare questo rovesciamento, che il Signore è proprio lì, nel nostro dolore, nella tempesta e nel naufragio.

Servono occhi di Pasqua. Scrive Bonhoeffer dal campo di concentramento. Non scrive dalla scrivania dell’ufficio o dal banco di una chiesa, non di fronte ad un tramonto o in un giardino, scrive nel cuore del dolore.

Klaus Hemmerle, Vescovo di Aquisgrana, nel 1994 scrive, a proposito di “occhi di Pasqua”: Io auguro a noi occhi di Pasqua, capaci di guardare nella morte fino alla vita, nella colpa fino al perdono, nella divisione fino all’unità, nella piaga fino allo splendore, nell’uomo fino a Dio, in Dio fino all’uomo, nell’io fino al tu.

L’augurio più bello e più evangelico per questi giorni di festa, per ciascuno di voi, per tutte le nostre famiglie e per tutta la comunità è proprio questo: Abbiate occhi di Pasqua!

Don Roberto

 



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