Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Il megafono della nave

Succede quando sei in un posto che non conosci di non sapere dove andare e come orientarti, perdi i riferimenti di dove sei e soprattutto hai davanti molte possibilità ma non sai che strada prendere.

Anche il profeta Isaia pare riferirsi a questa sensazione quando afferma: Guardai ma non c’era nessuno, tra costoro nessuno era capace di consigliare; nessuno da interrogare per averne una risposta. (Is 41,28).

L’esperienza raccontata da Isaia, oltre a mettere in evidenza il disorientamento, parla anche della solitudine e della fatica a reperire qualche aiuto su cui fare affidamento.

Certo oggi muoversi anche in posti sconosciuti è molto più facile; con Google Maps vai in ogni dove.

Il problema si pone invece quando il disorientamento è relativo allo spirito.

C’è un’espressione del filosofo Soren Kierkegaard che esprime molto bene il senso generale del disorientamento: State attenti: la nave ormai è in mano al cuoco di bordo, e le parole che trasmette il megafono del comandante non riguardano più la rotta, ma quel che si mangerà domani.

La nave disorientata, magari in un mare in tempesta, e il megafono che annuncia il menu anziché la rotta è la metafora della condizione umana priva di riferimenti.

Ironicamente qualche autore ha concluso così il pensiero di Kierkegaard: e venuta a sapere della situazione della nave, i pirati stanno compiendo  l’abbordaggio. Vale a dire che chi è disorientato è facile preda.

Senza bussole e senza riferimenti non ci resta che affidarci al cuoco.  Con tutto il rispetto per chi cucina quando sono sulla nave preferirei affidarmi al comandante.

Chi è preoccupato solo di quel che mangerà domani si accontenterà di raccogliere notizie superficiali ed effimere.

Nel mare pericoloso di Internet, per esempio, se non si sta più che accorti ci si può smarrire e confondere ciò che vale con ciò che muore.

È sorprendente che San Paolo, duemila anni fa scrivendo al suo collaboratore e amico Timoteo scriveva: Verrà il tempo in cui non si sopporterà più la sana dottrina ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dar ascolto alla verità per volgersi alle favole (2 Timoteo 4,3).

Questo pensiero profetico di Paolo mette l’accento sulla tendenza degli uomini di circondarsi di “maestri secondo le proprie voglie” perché è molto comodo cercare di ascoltare solo ciò che si vuol sentirsi dire. Ma si cresce solo se ci si confronta, a costo di soffrire, con la verità.

Don Roberto

 



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