Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

il sito web della comunità parrocchiale San Giuseppe di Dalmine

Pubblicato il
24 Agosto 2024
in Storie di fede e Riflessioni

Come una minigonna

Dopo un breve pensiero di commento al Vangelo, in una messa feriale, dico: ed ora proseguiamo con l’offertorio, rimaniamo pure seduti. Mi porto all’altare e quasi tutta l’assemblea si alza. Un pensiero mi folgora: ma se non mi ascoltano quando dico di restare seduti, che non è difficile, cosa avranno ascoltato dell’omelia?

Ci sono molte cose che potremmo dire sulla predica. Per esempio alcune note, chiare e precise, che già quarant’anni fa il nostro spassoso professore di teologia ci diceva. Ricordatevi, diceva a noi poveri seminaristi sprovveduti, che quando le donne vi diranno che avete predicato bene, in realtà non è per ciò che avete detto, ma per il vostro bell’aspetto … loro, le donne, non vi ascoltano, vi guardano.

Un’altra nota, destinata a diventare famosa, è questa parabola moderna: la predica è come la minigonna, dev’essere corta, aderente alla vita e che lasci intravedere il mistero…

Oppure, sempre del simpatico professore, per fare una buona predica ci vogliono tre cose: una bella introduzione, una bella conclusione e che l’introduzione e la conclusione siano più vicine possibile.

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Pubblicato il
17 Agosto 2024
in Storie di fede e Riflessioni

Le cene con i confratelli

Le cene con i miei confratelli, cioè quelli che sono diventati sacerdoti con me, sono tra le più nutrienti e divertenti. Ci conosciamo da una vita, abbiamo fatto gli anni del seminario insieme e poi da quando siamo preti ci troviamo in diverse occasioni ogni anno.

Proveniamo da tutte le parti della diocesi e svolgiamo servizi diversi all’interno della chiesa.

Siccome non abbiamo famiglia e non parliamo né di mogli, né di figli e tanto meno di suocere… le nostre conversazioni ruotano intorno alle cose di chiesa. Si comincia sempre con qualche ragionamento serio sull’attuale situazione della chiesa, del mondo, dell’evangelizzazione, delle paure sul futuro e delle strategie da adottare.

Dopo qualche bicchiere di buon vino partono i racconti: aneddoti di cose che ci capitano nelle parrocchie, giudizi più o meno benevoli sui nostri superiori, pettegolezzi e battute di vario genere, barzellette…

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Pubblicato il
9 Agosto 2024
in Storie di fede e Riflessioni

Vita spericolata e vita spiricolata

Chi non è innamorato non può capire Dio perché nel suo mondo si accede solo con la follia dell’amore. Esordisce così don Roberto Fiscer uno dei preti più conosciuti nel mondo dei social e che abbiamo avuto la fortuna di incontrare in Liguria con gli adolescenti. Ha una bella da raccontare e l’ha fatto circondato dall’ascolto attento e curioso degli adolescenti. I suoi video sono leggeri ma profondi fanno sorridere e riflettere. I ragazzi lo conoscono dai social e lo aspettano. Ci parla della sua vocazione. Un grande dolore lo colpisce da piccolo per la morte della sua mamma. Impara a convivere col dolore. Si sente fragile e tiene tutti lontano dal suo dolore mascherandolo. Fino a quando impara ad impugnare il coltello della fragilità non dalla parte della lama, facendosi ancora più male, ma dalla parte del manico, scoprendo che la debolezza ed il dolore possono diventare un arma per vincere il male, come diceva San Paolo, quando sono debole è allora che sono forte.

Crescendo si è diviso il tempo tra le sue passioni principali: la musica, la discoteca, le amicizie, il tifo per il Genoa… finché gli giunge tra capo e collo la proposta di animare una festa nell’oratorio del suo quartiere. Parte poi come animatore sulle navi da crociera ma ormai la nostalgia dell’oratorio gli apre una crepa nel cuore. Si butta a capofitto nell’oratorio ed incomincia a lavorare in un negozio di telefonia. Il cambiamento radicale della sua vita avviene a Roma, nel 2000, in occasione della GMG di Tor Vergata. Il Signore gli si manifesta con la vocazione sacerdotale.

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Pubblicato il
3 Agosto 2024
in Storie di fede e Riflessioni

Com’è profondo il mare

Com’è profondo il mare. L’esperienza del campo estivo degli adolescenti parte da questo passaggio della canzone di Lucio Dalla.

Andiamo al mare ed è ovvio che il tema lo suggerisca proprio il mare. Con gli educatori ci siam chiesti: Di cosa hanno bisogno secondo noi i nostri ragazzi? La risposta unanime: han bisogno di alzare un po’ di livello l’asticella della qualità esistenziale della vita. Come riuscire a farlo? Scendendo nel profondo di se. Come è profondo il mare, come siamo profondi noi, se vogliamo.

Ci sono due esperienze che tutti gli adolescenti vivono, chi poco chi tanto, chi prima chi dopo: l’esperienza di innamorarsi e quella di soffrire. Riprendendo un passaggio di un romanzo di D’Avenia, “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, l’autore giunge ad affermare che proprio il saper vivere profondamente queste due esperienze e rileggendole, gli adolescenti possono incontrare Dio.

L’amore e la sofferenza sono come il mare.

Partendo da qui abbiamo proposto ai ragazzi un percorso per indagare questa analogia.

Il mare è fonte di vita, è un caos che fa paura, per navigarlo c’è bisogno di punti luminosi di riferimento, è promettente per chi lo pesca, richiede prudenza e fiducia, è fonte di ispirazione poetica. Così l’amore. Così il dolore.

Ogni giorno della settimana abbiamo loro proposto delle attività formative che li aiutassero a scendere nel profondo e a confrontarsi.

E poi giochi, gite, turni di lavoro per cucinare ottimi pasti…

Tutto ha concorso a vivere una settimana che si aggiungerà sicuramente nell’album dei ricordi preziosi della crescita di questi giovani.

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Pubblicato il
30 Luglio 2024
in Primo piano, Proposte per gli adolescenti

Campo estivo a Sestri Levante ado 2024

Com’è profondo il nostro mare, questa è la domanda che ci ha fatto riflettere questa settimana e che ci ha portato a scoprire quanto possa essere bello ma allo stesso tempo impegnativo e talvolta sofferente scavare nel profondo di noi stessi e provare a darci delle risposte a domande cariche di forti sentimenti.
Ci siamo avvicinati al grande tema dell’amore e della sua profondità, abbiamo capito che amare ci fa sentire bene, ci mette in uno stato di euforia e ci fa crescere e imparare insieme alle persone per cui proviamo questo forte sentimento. Spesso nell’amore ti trovi impreparato, ti senti sempre alla scoperta delle persone che hai davanti a te, senti ti essere amato anche quando sbagli, anche quando ti trovi in difficoltà.
L’innamoramento è una sensazione iniziale di conoscimento profondo di te stesso e dell’altra persona che ti fa poi scoppiare nel mare dell’amore.
L’amore però è anche caos è una centrifuga di emozioni che ti avvolge e ti sconvolge, ti fa nascere tante domande, ti fa interrogare su che persona sei e che persona vuoi essere….ti permette di conoscere le persone che hai intorno e ti aiuta anche a capire quelle con cui vuoi passare e a cui vuoi dedicare il tuo tempo e il tuo amore.
Nel mare dell’amore e della sofferenza abbiamo incontrato però tanti ostacoli che ci hanno riportato sui nostri passi e che hanno stimolato in noi tante riflessioni. Nel cammino della sofferenza non abbiamo trovato solo ostacoli, ma anche tanti amici che ci hanno tenuto la mano non solo nei momenti più belli, ma anche in quelli più bui.
È stato difficile scavare in noi durante questi giorni, in alcuni momenti è stato più difficile in altri guidati dalle persone che avevamo attorno siamo riusciti a guardare dentro di noi e capire molte cose, ma soprattutto ci ha aiutati a fare chiarezza con noi stessi e con la nostra profondità interiore.
Ormai siamo giunti al termine di questa settimana nella quale ci siamo messi in gioco, abbiamo collaborato, ci siamo divertiti e ci siamo anche guardati dentro.
L’augurio che vogliamo farvi è quello di essere riusciti, attraverso le attività che vi abbismo proposto durante questa settimana, a trovare un momento per scavare in voi e guardare faccia a faccia le vostre emozioni.

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Pubblicato il
28 Luglio 2024
in Storie di fede e Riflessioni

La pietra della speranza

Di lui è stato detto: “apostolo instancabile della resistenza non violenta”. Oppure: “eroe e paladino dei reietti e degli emarginati”. Oppure ancora: “Redentore dalla faccia nera”.

Avrete capito che sto parlando del leader assoluto della non violenza, il primo americano a teorizzare, a costo della vita, le condizioni della pace, che affondano le radici nel rispetto, nella tolleranza e nella fraternità al di là di ogni differenza: Martin Luther King.

Ho visitato lo scorso anno il suo monumentale memoriale a Washington.

Riguardando le immagini di quella visita mi sono di nuovo emozionato. Il monumento intende ricordare il luogo nel quale ha pronunciato il suo leggendario discorso “I have a dream”. L’ideatore della statua prende spunto da queste parole di Martin Luther King: Io ho davanti a me un sogno… È questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.

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Pubblicato il
19 Luglio 2024
in Storie di fede e Riflessioni

Un via vai di relazioni

Certo che i ragazzi ci spiazzano sempre. Giornata di ordinaria amministrazione del Cre. Via vai si intitola quest’anno.

Ed è, come sempre, una circolazione pazzesca di energia. È l’energia dei ragazzi che spendono ogni forza nelle giornate estive del Cre e quando arrivano le 17.30 per la preghiera si addormentano stanchi morti. È l’energia degli animatori che vanno e vengono ininterrottamente in ogni angolo dell’oratorio per dedicarsi, con spirito di vero servizio, ai più piccoli, conoscendoli per nome e aiutandoli a vivere questi giorni nella gioia.

È l’energia, appassionata ed intelligente dei coordinatori che con esperienza ed entusiasmo partono mesi prima ad organizzare queste settimane nel modo migliore possibile. È l’energia delle mamme che in ambiti diversi, dalla segreteria alla mensa, dai laboratori alle pulizie, ci aiutano a creare le condizioni del buon funzionamento della macchina del Cre. I ragazzi ci spiazzano sempre, dicevo. Arriva Hamidou, piccolo musulmano, e mi dice: ma tu ce l’hai una moglie? No gli dico, mia moglie è la comunità. Ma ti piacerebbe avere una famiglia? Ma io, dico, una famiglia ce l’ho, siete voi la mia famiglia. E lui conclude: io cambierei le leggi, perché è troppo bello avere una famiglia. E bravo Hamidou. Famiglia è il luogo del via vai di vita, di emozioni, di collaborazione, di sorrisi.

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Pubblicato il
13 Luglio 2024
in Storie di fede e Riflessioni

Tu chiamale se vuoi emozioni

Mi incuriosisce sempre l’origine delle parole perché ogni parola ha una storia e quando la si usa può sempre ravvivare il pensiero e quindi la vita.

Emozione. Che parola meravigliosa. È come un fuoco che si accende e può divampare un incendio. Se una cosa mi emoziona si accende in me un ardore. Se manca l’emozione tutto è come vuoto e noioso. Ma qual è l’origine di questa parola? Ci sono due scuole di pensiero e onestamente mi convincono entrambi.

Secondo qualcuno “emozione” deriva dal latino “e-movere” cioè agitare, smuovere, scuotere. Secondo altri deriva dal latino “emo-agere” cioè fare sangue, l’azione del sangue.

Nel primo caso ci si riferisce all’emozione come ad un terremoto, un movimento che ha la forza di rimescolare tutto. Infatti l’emozione più forte è l’amore, lo spostamento dei pensieri, dei sensi, e del corpo, un vero e proprio sisma. Anche la seconda ipotesi è molto interessante: solo ciò che appassiona, che è caliente, come dicono gli spagnoli, che scalda rende bella, forte e luminosa la vita.

Le emozioni ci ricordano questi aspetti: il movimento, la luce ed il calore. Ogni emozione ha questa forza che ci smuove e ci scalda.

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Pubblicato il
6 Luglio 2024
in Storie di fede e Riflessioni

La pietà

Che meraviglia questa fotografia! È stata scattata nel mese di aprile del 1964 quando la Pietà di Michelangelo fu trasportata dal Vaticano a New York. Fu un evento unico e irripetibile.

La Pietà è considerata la scultura più conosciuta al mondo. È visitata ogni giorno da circa 40 mila persone e molto si è scritto per approfondire la conoscenza di questo capolavoro assoluto dell’arte e della fede. Michelangelo aveva solamente 23 anni quando la scolpì per il Giubileo del 1500 ed è considerata l’espressione più alta del suo genio.

“Nostra Donna con il Figlio morto in grembo” così la chiamò il Vasari, 60 anni fa compì questo viaggio straordinario.

Così leggiamo nelle cronache: “… lasciò la Basilica Vaticana e la città di Roma per imbarcarsi a Napoli sulla nave Cristoforo Colombo, che, in nove giorni e alla velocità media di 24 nodi, l’avrebbe portata all’esposizione universale di New York”.

In America furono più di 27 milioni i visitatori accorsi per ammirare il capolavoro. Nel novembre del 1965 la scultura ritornò nella Basilica di san Pietro. L’allora pontefice Paolo VI esprimeva la grande gioia per il ritorno e dichiarò che quello sarebbe stato l’unico viaggio della Pietà considerando i grandi rischi corsi per questo eccezionale trasporto e ringraziò i responsabili che “con grande abnegazione si adoperarono per la riuscita di questo viaggio”.

Un’ulteriore clamorosa vicenda riguardò l’opera di Michelangelo pochi anni più tardi, nel maggio del 1972, quando il gruppo scultoreo venne terribilmente mutilato a causa di un pazzo che con un gesto sacrilego lo danneggiò. L’anno successivo l’intervento di restauro restituì a Roma e al mondo intero l’integrità rinnovata della statua.

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Pubblicato il
29 Giugno 2024
in Storie di fede e Riflessioni

PAR COEUR

Per caso mi sono imbattuto in una citazione di Daniel Pennac che mi ha fatto molto pensare. Pennac è uno scrittore che nasce a Casablanca e vive nel sud della Francia dove insegna in istituti tecnici.

Nel suo metodo c’è la consuetudine di insegnare a memoria lunghi brani di letteratura. Lui stesso racconta di aver insegnato ai suoi alunni un testo a memoria a settimana. I ragazzi, afferma, si appassionano così alla letteratura.

Ed eccoci alla citazione:  “Con una poesia si fa innamorare una donna, con una citazione si fa politica, con la riflessione si scopre il senso del mondo. Ogni ragazzo quei brani li reciterà a qualcun altro, per condividerli, per il gioco della seduzione, o per fare il saccente, ma questo è un rischio da correre”.

Imparare a memoria. È giusto o sbagliato? Nella scuola di un tempo l’apprendimento mnemonico era molto diffuso, mentre oggi si tende a sostituirlo con altri metodi perché lo si considera un esercizio frustante e piuttosto inutile.

Imparare a memoria per qualcuno è sbagliato perché ti porterebbe ad accontentarti di apprendere delle nozioni ma non a farti domande e a cercare personalmente le risposte. Per altri è giusto perché sarebbe come fornirsi di materiale per sapere cose che possono sempre essere utili, anche in altri contesti, rispetto alla scuola.

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Pubblicato il
25 Giugno 2024
in Raccolta fondi e autofinanziamento dell'Oratorio

Il tuo 5×1000 per sostenere l’Oratorio San Giuseppe

E’ possibile sostenere le attività dell’Oratorio e della Parrocchia San Giuseppe anche con la scelta di destinare il 5 per mille dell’IRPEF della propria dichiarazione dei redditi.
La scelta del 5 per mille è un meccanismo uguale a quello dell’8 per mille: le due scelte non sono alternative tra di loro e pertanto possono essere fatte entrambe.

Come funziona?

Per chi è tenuto a presentare il Mod. Unico o Mod. 730:
con la sottoscrizione nell’apposito riquadro ed indicando il codice fiscale dell’A.S. Oratorio San Giuseppe;

Per chi non è tenuto a presentare dichiarazione dei redditi (in quanto possiede solo reddito di lavoro dipendente o di pensione):
può contribuire firmando nell’apposito riquadro inserito nel CUD indicando il codice fiscale dell’A.S. Oratorio San Giuseppe.
Il foglio del modello CUD con la sottoscrizione del 5 per mille va poi spedito o consegnato a un CAF o a un professionista abilitato (commercialista, consulente del lavoro, …)

Per tutti, il codice fiscale da indicare è il seguente: 95201430162