Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

il sito web della comunità parrocchiale San Giuseppe di Dalmine

Pubblicato il
14 Dicembre 2024
in Storie di fede e Riflessioni

Agisci come se tutto dipendesse da te e prega sapendo che in realtà tutto dipende da Dio

Stavo tribolando per l’organizzazione di un’iniziativa parrocchiale e mi ha raggiunto, come una freccia, la famosa espressione di sant’Ignazio di Loyola: agisci come se tutto dipendesse da te e prega sapendo che in realtà tutto dipende da Dio. Questo pensiero è responsabilizzante e liberante insieme.

Ci dobbiamo dar da fare mettendo tutte le nostre energie e la nostra intelligenza nei lavori che facciamo, nella professione, nella famiglia, nei progetti, nel volontariato, in ogni ambito dobbiamo avere la percezione che tutto dipende da noi. Ed è così. Perché quello che non facciamo noi non lo fa nessun altro al posto nostro. Questa prospettiva ci rende responsabili nel compiere al meglio le cose che dipendono da noi. In realtà sappiamo che però tutto dipende dal Capo.

Se davvero tutto dipende da Lui ogni tanto mi vien da dire: ci penserà Lui. Ma non per deresponsabilizzarmi, ma per sentirmi più libero dalle mie, a volte, false preoccupazioni.

Ci penserà Lui significa arrendermi ai suoi criteri e pensare alla mia vita non solo a partire da quello che voglio io ma soprattutto a partire dai parametri del Signore.

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Pubblicato il
7 Dicembre 2024
in Storie di fede e Riflessioni

Preferisco non saperlo

Chiacchierare per il gusto di chiacchierare è molto pericoloso perché rovina le relazioni, anche se non ce ne rendiamo immediatamente conto. Sarebbe molto meglio tacere piuttosto che chiacchierare solo per il gusto di chiacchierare.

Socrate aveva una grande reputazione di saggezza. Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse: “Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?” – “Un momento”, rispose Socrate, “Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.” – “I tre setacci?” – “Ma sì”, continuò Socrate, “Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. -Hai verificato se quello che mi dirai è vero?” – “No, ne ho solo sentito parlare.” – “Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. – Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?” – “Ah no! Al contrario.” – “Dunque”, continuò Socrate, “Vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell’utilità. – È utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico?” – “No, davvero.” – “Allora”, concluse Socrate, “se ciò che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile, perché volevi dirmelo? Io preferisco non saperlo e consiglio a te di dimenticarlo”.

Il chiacchiericcio, in tutte le sue forme più o meno moderne, pettegolezzo, gossip, fake news, ecc…, non è facile da evitare, anzi produce un certo piacere, sia per chi lo produce sia per chi lo ascolta. Lo sforzo che dobbiamo fare è lavorare su noi stessi per evitare nel tranello di raccontare cose non vere, non buone e non utili e anche per sostare a lungo nell’ascolto di chi ci racconta cose non filtrate sugli altri. Perché come ci ricorda spesso il Papa il chiacchiericcio è un’arma letale che uccide l’amore, uccide la comunità, uccide la fraternità.

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Pubblicato il
29 Novembre 2024
in Storie di fede e Riflessioni

Ogni dove è paradiso

Ho partecipato molto volentieri ad un incontro formativo organizzato dalla diocesi per gli educatori degli adolescenti. Il relatore era don Marco D’Agostino della diocesi di Cremona, nome noto nel panorama della pastorale italiana, attualmente parroco di Viadana, già rettore del seminario di Cremona, insegnante di lettere e autore di diverse pubblicazioni di carattere spirituale e pastorale.

Il tema era il difficile rapporto tra fede e adolescenti, una questione che tanto ci provoca e tanto ci fa penare, come genitori e come educatori.

Non sono preoccupato, diceva don Marco, perché gli adolescenti non vengono a Messa. Mi preoccupa invece se gli adolescenti non sono affamati di domande. Mi tornava alla mente la felice espressione del Cardinal Martini quando rivolgendosi ai partecipanti dell’università dei non credenti affermava: l’umanità non si divide tra credenti e non credenti, ma tra coloro che pensano e coloro che non pensano. L’importante è impariate ad inquietarvi. Se credenti, a inquietarvi della vostra fede. Se non credenti, a inquietarvi della vostra non credenza. Io ritengo, concludeva Martini, che ciascuno di noi abbia in sé un non credente e un credente, che si parlano dentro, si interrogano a vicenda, si rimandano continuamente interrogazioni pungenti e inquietanti l’uno all’altro.

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Pubblicato il
23 Novembre 2024
in Storie di fede e Riflessioni

Il viaggio in Marocco

Un viaggio lo si ricorda certo per le cose che si vedono ma lo si ricorda soprattutto ai compagni con cui lo si è condiviso.

Perciò grazie di cuore a tutti e a ciascuno dei 44 partecipanti con cui abbiamo condiviso questi bellissimi giorni.

Cosa hai imparato da questo viaggio?

Raccolgo con questi proverbi ciò che vorrei mi rimanesse in testa e nel cuore.

Tutto nasce piccolo e poi cresce. Solo il dolore nasce grande e poi diventa piccolo.

A volte ci spaventiamo per un incidente, per qualche cattiva notizia, per qualcosa che non va come vorremmo. È comunque un dolore destinato a rimpicciolire perché il tempo è sempre un grande medico che lenisce ciò che ora ci fa soffrire.

Un piccolo giardino ben tenuto vale più di un grande campo abbandonato.

Ho imparato che non potendo mettere a posto tutto posso prendermi cura della mia piccola vita e della porzione di terra che mi è stata affidata. A volte vorremmo strafare e lasciamo trascurato il nostro giardino, la nostra famiglia, la nostra comunità.

Senza un cammello non puoi attraversare il deserto. Senza una donna non puoi attraversare la vita.

Ci spiegavano come nelle gobbe del cammello si nasconde e si conserva la sua energia per marciare, un’energia offerta a chi lo cavalca per oltrepassare il deserto. Un uomo questa energia la trova nella donna che ama. E viceversa. Io la trovo nella mia sposa: la comunità che il Signore mi affida.

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Pubblicato il
16 Novembre 2024
in Storie di fede e Riflessioni

Risorsa

C’è una parola che ha un significato etimologico meraviglioso. È emerso in un incontro con gli educatori degli adolescenti nel quale ci siamo interrogati sul valore personale di ogni adolescente. E ripetutamente usciva una parola alla quale vale la pena pesarne il significato. La parola è “risorsa”.

Si diceva: ogni persona è una risorsa; ogni persona ha più risorse; un’attività ben proposta è una risorsa; la comunità è un grande contenitore nel quale convivono bisogni e risorse.

Cavalcando questi pensieri mi sono soffermato sull’etimologia. Ma cosa significa letteralmente questo termine?

Deriva dal francese ressource e più anticamente dal latino resurgere che, come si intuisce, significa risorgere. Risorsa è perciò qualsiasi fonte o mezzo che fornisce aiuto, soccorso, appoggio, soprattutto in situazioni di necessità. Questo è quanto indica il vocabolario.

Mi ha folgorato il significato di risorgere.

Quindi: ogni persona è risorsa perché possiede in sé una forza divina di risorgere. Ma possiede anche delle risorse perché può ridare vita intorno a sé. La comunità contiene non solo tanti bisogni ma soprattutto molteplici occasioni di risurrezione.

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Pubblicato il
15 Novembre 2024
in L'attività del Gruppo Missionario

Cena Missionaria sabato 30 Novembre 2024

Cena Missionaria sabato 30 Novembre 2024 ore 19.00-21.30

OFFERTA LIBERA – La raccolta fondi servirà per sostenere le attività della Comunità dove opera FRANCESCO BUCCI

Ascolteremo le testimonianze di: Don Giandomenico Epis – Costa d’Avorio; Francesco Bucci – Bolivia; Don Agostino – Congo.

PRENOTAZIONE entro il 26/11 presso la SEGRETERIA dell’Oratorio o chiamando ROBERTA 3316569526 o tramite il link https://docs.google.com/forms/d/1pKEXe0NpB3XFGgZkt2N5yxXigQvaL41OpERRROHlCbg/edit

Pubblicato il
8 Novembre 2024
in Storie di fede e Riflessioni

Il difficile compito di un genitore: amare chi non si fida più di noi

Se potessi consigliare un libro ai genitori con figli adolescenti raccomanderei la lettura dell’ultimo libro di Matteo Bussola intitolato “La neve in fondo al mare”.

È il racconto di un papà e della sua storia in relazione al figlio di 16 anni.

A pagina 46 c’è un passaggio che trovo straordinario nella sua realistica delicatezza e umiltà. Racconta che stava un giorno dialogando con lo psicologo di suo figlio e gli raccontava delle difficoltà di comunicazione con il figlio: Non lo capisco più, in pratica non riesco più a parlargli. Perché ogni volta che ci provo lui si ritrae, oppure risponde a monosillabi. Dov’è finito, il mio bambino? Chi è questo mostro che sembra averlo inghiottito? – chiedevo.

Il guaio con i bambini è che crescono, – ha detto lui.

E possono essere crudeli, i bambini che crescono. Ti esasperano, ti evitano, soprattutto quando stanno male, hanno bisogno di te ma non ti vogliono accanto, desiderano la tua presenza ma ti impongono una distanza.

Eh, ma allora che cosa dobbiamo fare?

Vede, l’adolescenza è come una nostalgia: voi rimpiangete l’innocenza della loro infanzia, loro rimpiangono il sentirsi adatti e compresi. È questa la sola cosa che genitori e figli hanno davvero in comune, – ha detto. Questa, e un’altra. E cioè?

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Pubblicato il
2 Novembre 2024
in Storie di fede e Riflessioni

Una pietà alternativa

Nella basilica del monastero di Pontida e precisamente presso l’altare del crocifisso c’è questo piccolo tondo marmoreo che raffigura una bellissima pietà. Ma non è la pietà classica, quella di Michelangelo per intenderci, ma è una pietà diversa. Le posizioni di Maria e di Gesù sono veramente alternative.

Mi soffermo sul corpo morto di Cristo. Non è in braccio alla madre ma è disteso. Sembra stia dormendo. Già qui colgo un pensiero illuminante: la morte nella visione cristiana è proprio come addormentarsi, come quando alla sera si va a dormire con la certezza che all’alba del giorno dopo ci si risveglia. Guardando il corpo di Gesù mi è venuta in mente una poesia di Valentino Savoldi che in una strofa recita:

Non coprite il mio corpo
col sudario
perché m’abitui alla morte
Seminatemi nudo nella terra,
in posizione fetale
perché io rinascerò
libero.

Il corpo di Cristo è proprio come quello di un bambino che si addormenta tranquillo in braccio alla sua  mamma, sicuro di risvegliarsi.

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Pubblicato il
26 Ottobre 2024
in Storie di fede e Riflessioni

Se la morte non ci fosse

Sammy Basso l’abbiamo conosciuto tutti, lo abbiamo visto nelle sue frequenti comparse in televisione, senz’altro ci siamo tutti lasciati intenerire al momento della sua morte e forse ci siamo lasciati edificare dalla bellissima lettera che lui aveva scritto nel 2017 e consegnato ai suoi genitori e che è stata letta nel giorno del suo funerale lo scorso 11 ottobre.

Della sua vicenda mi hanno particolarmente colpito prima di tutto la sua capacità di sperare e in secondo luogo il suo rapporto di amicizia con Gesù.

Alla luce di questi due aspetti, la speranza e l’amore per il Signore, ha potuto vivere la sua vita, senza dubbio molto difficoltosa, con una serenità disarmante, non come una lotta dissanguante, ma come una resa fiduciosa nelle mani del suo Creatore.

Leggendo la sua lettera voglio lasciar cadere l’accento su un pensiero che ci può aiutare a meditare, nei prossimi giorni di novembre, sulla visione cristiana della vita e della morte.

Così scrive: Se la morte non ci fosse probabilmente non concluderemo niente nella nostra vita, perché tanto, c’è sempre un domani. La morte invece ci fa sapere che non c’è sempre un domani, che se vogliamo fare qualcosa, il momento giusto è “ora”!

Trovo che questo passaggio sia bellissimo.

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Pubblicato il
19 Ottobre 2024
in Storie di fede e Riflessioni

Non è pesante!

Questa è una fotografia a dir poco sconvolgente ma che nasconde una grande lezione di vita. È un’immagine del 1945 e rappresenta un ragazzo giapponese che durante la seconda guerra mondiale sta aspettando il suo turno per far cremare il corpo morto del fratellino. Il fotografo che ha scattato la foto ha affermato di aver visto il ragazzo con la bocca sanguinante a forza di mordersi le labbra per non piangere.

La guardia che svolgeva l’impietoso gesto della cremazione gli diceva: metti a terra il carico che porti sulla schiena fino a quando toccherà a lui ad essere cremato così non ti stanchi che è pesante per te.

E il ragazzo gli dice: Quello che porto non è pesante, è mio fratello! Ha continuato ad aspettare con il fratello sulle spalle fino a quando non è arrivato il suo turno, ha consegnato il fratello, si è voltato e se n’è andato.

Questa storia è davvero una grande lezione, un esempio di forza d‘animo anche in momento molto difficili. Una lezione che potrebbe essere così riassunta: ricordati che colui o colei che hai sulle spalle e che devi “sopportare”, è tuo fratello, tua sorella, tuo padre, tua madre, tuo figlio o figlia… e se Dio ti mette qualcuno sulle spalle è perché tu puoi, riesci a portarlo, fino in fondo. Sii forte e non abbandonare mai chi hai sulle spalle.

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