Ogni mese circa, come sacerdoti della fraternità (gruppo di parrocchie vicine) viviamo una mattinata di ritiro, un sacerdote propone una meditazione seguita dall’adorazione eucaristica.
Nelle scorse settimane la meditazione si è sviluppata su due versetti della seconda lettera di Paolo ai Corinti.
“Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi”.
C’è una sproporzione evidente tra il tesoro e la creta che lo custodisce. Come sacerdoti, ci diceva il predicatore, siamo fragili, siamo attualmente messi alla prova, eppure siamo chiamati a riconoscere la nostra vocazione: annunciare il tesoro del Vangelo, amministrare il tesoro dei Sacramenti e consegnare il tesoro della carità.
Sfidando la tentazione di credere che il tesoro siano le nostre capacità, dobbiamo ammettere che il Signore sa trarre la vita anche dalle nostre fragilità e perfino dal nostro peccato.
L’esercizio dell’esame della coscienza deve aiutarmi a distinguere la fragilità insita nella croce dalla fragilità che dipende invece dalle nostre inadempienze o dal nostro carattere infelice.
La seconda espressione, altrettanto forte di Paolo dice: l’amore del Cristo ci spinge.
Veniva precisato che questo versetto di Paolo apparentemente semplice è invece dì difficile traduzione per i suoi molteplici possibili significati. Il verbo greco SUNEXO è tradotto sospingere ma può anche significare possedere, fare stare insieme, stringere e costringere, abbracciare…
Cosa ci muove come singoli e come chiesa? Cosa ispira le nostre scelte? Cosa determina le nostre priorità? Cosa ci fa essere perseveranti e ci dà forza di non mollare malgrado tutto? Cosa ci porta a seguire autentici desideri di cambiamento?
Per rispondere a tutte queste domande San Paolo non avrebbe avuto nessun dubbio: l’amore di Cristo.
Ma cosa significa “l’amore di Cristo”? Può voler dire l’amore che Gesù ha per noi, che è una fonte inesauribile di energia, ma può anche voler dire l’amore che io ho per Gesù, che mi fa essere motivato a tutto e mi rende disponile a pagare di persona il prezzo di ogni sacrificio.
Se invece a tutte le domande di cui sopra io ho altre risposte devo compiere un discernimento severo. Perché se e a spingermi in avanti è la mia ostinazione o il mio autocompiacimento, o l’immagine gloriosa di una chiesa che non c’è più o eventuali sogni di gloria, allora con tutta onestà devo ammettere la mia lontananza dallo spirito giusto.
Don Roberto
Pubblicato il 21 Giugno 2025
in
Storie di fede e Riflessioni