Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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La “magia” del dodicesimo cammello

Avevo bisogno di trovare un racconto per spiegare ai ragazzi l’importanza del dono e di saper vivere con gratuità la vita quotidiana. Ogni giorno durante il Cre si concludono le attività con un brano di Vangelo, un racconto appunto e un canto.

Ho trovato dunque questo racconto che onestamente mi ha un po’ lasciato senza parole. Più che un racconto è un paradosso e io non sono riuscito a capirlo fino in fondo. Ecco il racconto: un cammelliere sul punto di morte scrive il proprio testamento per lasciare i propri averi ai suoi tre figli. L’eredità è composta da 11 cammelli e nel testamento è indicato che: al figlio maggiore va 1/2 della sua eredità; al figlio di mezzo va 1/4 della sua eredità e al figlio minore va 1/6 della sua eredità.

Chiaramente, essendo 11 un numero dispari, il primo dei tre fratelli presenta subito agli altri un problema: non può prendersi la metà dei cammelli (ovvero 5 cammelli e mezzo) senza ucciderne uno tagliandolo a metà. Ed ecco che iniziano i litigi.

Così i tre fratelli si recano da un giudice che si ferma per un po’ a riflettere sul problema e poi decide di lasciare loro anche il suo cammello. Il giudice dice loro che devono provare a dividere l’eredità aggiungendo il suo cammello al totale (che diventa di 12 cammelli) e che, in caso fosse possibile, gli restituiranno il cammello più avanti.

I tre fratelli allora tornano a casa e riprendono le divisioni sulla base del nuovo totale ovvero di 12 cammelli: al primo vanno 12/2 cammelli, quindi 6; al secondo vanno 12/4 cammelli, quindi 3 e al terzo vanno 12/6 cammelli, quindi 2.

Facendo le somme dei cammelli che arrivano effettivamente a ognuno dei figli si ha che 6 + 3 + 2 = 11 cammelli, proprio quelli che il padre gli aveva lasciato in eredità. In questo modo il cammello aggiuntivo viene riportato al giudice.

Commentare questo racconto non è stato facile.

In realtà il significato potrebbe essere riassunto così: la “giustizia” non garantisce situazioni di pace, ma rende necessaria l’aggiunta di un “dono”. I litigi tra gli uomini, in particolare tra i fratelli, e di conseguenza le guerre tra i popoli, hanno come causa la presunzione di risolvere le questioni a partire dalla ragioneria.

Il Vangelo ci invita invece a trovare nell’abbondanza della carità la soluzione di ogni forma di convivenza. Se manca l’amore non ci resta che incattivirci sui numeri senza mai andare d’accordo. Occorre un giudice generoso, come nel racconto che ci aiuti a non fare della vita un esercizio di pura ragioneria.

Don Roberto



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