Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Praticanti non credenti

Alcune settimane fa ho condiviso una riflessione intitolata: “credenti non praticanti” e mettevo in evidenza come anche chi non partecipa assiduamente all’Eucarestia domenicale possa essere considerato “fedele” nella misura in cui sente comunque la necessità di cercare il Signore nella sua vita e di appartenere alla famiglia dei discepoli di Gesù.

Ma i termini di quel titolo possono essere benissimo cambiati e potremmo svolgere una riflessione sui “praticanti non credenti”. Esiste cioè la sventurata possibilità di persone che mantengono certe assiduità senza essere uomini o donne di fede.

Penso in particolare ad alcune situazioni.

Penso a chi decide di essere ammesso ad un sacramento senza esserne convinto e si presenta con una specie di motivazione folkloristica. Quanti genitori chiedono il Battesimo o l’Eucarestia per i loro figli ma non credono davvero all’azione dello Spirito Santo nella vita propria e nella vita dei figli. Tanto è vero che dopo il Battesimo non si vedono più.

Poi penso a chi dice: io vado a messa tutte le domeniche, senza sgarrare mai, dice qualcuno, ma faccio sempre più fatica a credere a Dio e a fidarmi di Lui.

Penso ancora a coloro che hanno un rapporto faticoso con la chiesa: ascolto ogni domenica la Parola, dice qualcuno, ma poi ho davanti agli occhi l’ipocrisia di certi ambienti cattolici che il mio senso di appartenenza alla chiesa è diventato scarsissimo.

Infine penso a coloro che vengono tranquillamente in chiesa ma nel cuore stanno covando sentimenti di odio nei confronti di qualcuno. Credere, secondo il Vangelo, significa testimoniare la propria adesione al precetto principale che è l’amore.

Insomma si può praticare senza credere.

Oggi si è abbastanza d’accordo nell’affermare che è sempre più crescente il deficit di cultura religiosa negli uomini del nostro tempo. Afferma il teologo Massironi: “Se il cristianesimo ha un problema, in Occidente, è la comune, pervasiva sensazione di averlo conosciuto a sufficienza, senza in realtà averne fatto l’esperienza e averne indagato le profondità”.

C’è bisogno, soprattutto nei cristiani che normalmente frequentano, che non venga dato nulla per scontato. Solo così l’adesione della fede diventa fresca e originale, fresca perché ogni volta nuova e originale perché fondata sull’esperienza personale, fresca come l’alba di ogni giorno e originale perché pagata di persona, fresca come una gradevole bibita nell’arsura e originale perché non ricopiata, non presa in prestito di seconda mano.

Questa è la fede che desideriamo per poter essere praticanti e credenti.

Don Roberto



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