Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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L’importante è che siamo qui

Ogni volta che mi reco alla Casa Accoglienza Anziani ho sempre qualcosa da imparare. Esattamente come quando sto in mezzo ai bambini.

Mi è capitato durante la Messa di un martedì mattina.

È iniziata la proclamazione della prima lettura e sento, perché quando gli anziani dicono qualcosa non parlano, gridano: Pota ghe sente mia! dice una nonna alla sua vicina. E questa con una pacatezza regale le risponde: Fa negot, preocupet mia, l’importante l’è che ns’è chè.

Mi è subito venuto in mente Pietro sul Tabor: che bello per noi essere qui… facciamo tre tende…

La Messa non si capisce con il cervello ma si gusta con una presenza che si abbandona ai segni della liturgia. Se penso a quando ero bambino con tutta onestà non ricordo nessuna predica dei miei preti, non ricordo di avere avuto mai il cuore per qualcosa che si sia impresso nella mia testa. Ricordo solo le candele, i fumi dell’incenso, i profumi dei fiori, le luci, i volti di tanta gente che pregava. Il potere della liturgia non sta in quello che noi comprendiamo con la testa, ma in tutto quello che segna i nostri sensi.

Pota ghe sente mia! Può essere l’affermazione della sordità fisica, ma anche di quella spirituale. Cosa ricordiamo dei testi della Scrittura quando usciamo dalla chiesa? Anni fa quando un genitore voleva la conferma che suo figlio fosse andato a messa gli domandava: che Vangelo è stato letto? Almeno il tema veniva ricordato. “Non sento” può anche essere l’affermazione del non riuscire a comprendere ciò che si sente. Cioè: anche quando ricordiamo il tema del Vangelo, non è detto che  l’abbiamo ascoltato.

Fa negot, preocupet mia, l’importante l’è che ns’è chè. Questa è un’affermazione eccezionale. Io sono convinto che il Signore non sia contento se noi riusciamo a comprendere con la nostra intelligenza ogni virgola della Scrittura ma che cerchiamo di essere dove è Lui, di stare con Lui. Magari non avremo compreso nulla di ciò che ascoltiamo, magari non avremo colto il significato profondo della liturgia, magari non sapremmo dire una cosa sola di ciò che abbiam fatto in chiesa, ma l’importante è siamo stati con Lui.

Certo poi però occorre anche l’intelligenza, l’atteggiamento di chi cerca e ragiona, di chi pensa e ripensa a ciò che ha ascoltato e visto, ma l’importante è che siamo qui.

Come affermava sant’Agostino: Crede ut intelligas e intellige ut credas (credi per comprendere e comprendi per credere). Arriva prima la fede o l’intelligenza? A volte pensiamo di dover capire tutto e quindi ci abbandoniamo alla fede. Altre volte pensiamo addirittura che la fede e l’intelligenza facciano a pugni. Personalmente mi edifica più la fede dei semplici e dei piccoli piuttosto che la fede dei dotti e degli istruiti. D’altronde l’aveva detto anche Gesù: Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. L’importante è che siamo qui.

Anche io Padre ti rendo lode per la fede dei piccoli e dei semplici.

Don Roberto



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