Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Una mano lava l’altra

Per lavarmi una mano devo usare l’altra. Anche nelle attività più semplici è sempre vantaggioso aiutarsi a vicenda. Primo perché insieme possiamo raggiungere risultati importanti e poi perché si scopre di essere complementari: alla fine se tu dai una mano a me io ne dò una a te.

Questo modo di dire è antichissimo, lo usavano già gli antichi romani: “manus manum lavat”. È Petronio che la usa nel Satyricon e la usa in modo ironico, tendente all’omertà, quasi come dicesse: “tu non dire nulla di quello che ho fatto e vedrai che avrai il tuo vantaggio”.

Questa espressione trova però la sua completezza nei promessi sposi e precisamente nel capitolo 14 quando un tale, aiutato da Renzo cita questo proverbio con un’aggiunta importante: “Renzo, dopo molte strette di mani sconosciute, s’avviò con lo sconosciuto, ringraziandolo della sua cortesia. Di che cosa? – diceva colui: – una mano lava l’altra, e tutt’e due lavano il viso. Non siamo obbligati a far servizio al prossimo? – E camminando, faceva a Renzo, in aria di discorso, ora una, ora un’altra domanda.

Petronio usava questo proverbio con un significato limitativo, con lo stesso significato dell’altro proverbio: do ut des, do affinché tu dia.

Spesso anche noi consideriamo l’aiuto in funzione di un vantaggio, di una convenienza: ti aiuto così mi ritroverò aiutato. Questo certamente è il senso della prima parte del proverbio. Si mette cioè in evidenza la reciprocità dell’aiuto.

Le mani poi lavano insieme il volto. Qui il proverbio assume un significato ancor più profondo: non solo dare per avere, ma dare per realizzare un risultato che va oltre la convenienza. Questa metafora nella sua concretezza è molto efficace. Molte situazioni della vita familiare, comunitaria e sociale possono essere felicemente rappresentate da questa metafora. La collaborazione reciproca è fondamentale: aiutandosi vicendevolmente si possono raggiungere  traguardi che non si raggiungerebbero facendo tutto da soli.

L’immagine delle singole parti del corpo che collaborano fra di loro per un unico progetto è ampiamente utilizzata anche nel Nuovo testamento e precisamente da san Paolo quando scrive ai Corinzi: Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. (…) Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Come le parti del corpo si aiutano a vicenda così i membri di una famiglia e di una comunità si aiutano reciprocamente. Senza questa collaborazione scambievole risulterebbe impossibile portare a compimento operazioni in apparenza semplici come quella di lavarsi il viso.

Un altro modo di dire radicalmente in contrasto è il proverbio che sostiene che “Chi fa da sé fa per tre”. Questo modo di intendere rovina alla radice ogni sforzo di edificazione comunitaria.

Don Roberto

 



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