Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Te l’hanno spiegata male

In queste settimane i riflettori si sono prepotentemente riaccesi sul conflitto in Terra Santa. La nomina del Cardinal Pizzaballa ha certamente sollecitato nei bergamaschi la stima per la sua persona e la sua missione ma anche il dolore per il conflitto e per le vittime.

Nel frattempo sto leggendo “La sfida di Gerusalemme”, l’ultimo volume di Eric-Emmanuel Schmitt, un viaggio commentato dall’arguzia dell’autore. Nel cuore del volume si sofferma ampiamente sulla questione del muro di Betlemme e della tragedia del conflitto. La sua riflessione prende le mosse da un’affermazione di un suo amico ebreo: “Se capisci qualcosa della situazione odierna a Gerusalemme significa che te l’hanno spiegata male”. Tutto è complicato. Il muro sancisce un fallimento, incarna l’impossibilità di arrivare alla pace. Schmitt sostiene che la tragedia della Terra Santa sia lo scontro tra due legittimità, due blocchi ostili che si affrontano “avendo entrambi ragione”. Non si tratta cioè di una battaglia tra bene e male, tra verità e menzogna, tra i buoni e i cattivi. Israele ha ragione, la Palestina ha ragione. Questa logica è tragica perché, secondo Schmitt, dato che nessuno ha ragione o torto, la forza si sostituisce al dialogo e al diritto, il problema si ingigantisce, la violenza si moltiplica alla potenza e si rimane senza via d’uscita.

In settimana abbiamo pregato per la pace, una giornata, il 17 Ottobre, nella quale abbiamo condiviso sacrifici, digiuni e preghiere invocando la pace tra israeliani e palestinesi. Ha fatto breccia nel nostro cuore l’intervista rilasciata da Pizzaballa in occasione di questa giornata di preghiera. Dice il Cardinale: I contatti con altri leader religiosi ci sono ma non è il momento di fare iniziative insieme, ci parliamo, cerchiamo di sostenerci, di comprendere gli uni le ragioni dell’altro. Perché è importante, in un momento di grande durezza degli animi, cercare di ascoltarsi. È ciò che in questo momento sto cercando di fare, non senza fatica. Deploriamo la barbarie commessa sabato scorso da Hamas, ed esprimiamo preoccupazione per un conflitto che potrebbe estendersi e diventare “regionale”. (…)  Il cibo comincia a scarseggiare. Cerchiamo di far arrivare attraverso i nostri contatti più materiale possibile: viveri, medicine, acqua, gasolio per i generatori. Stiamo vedendo con le varie associazioni umanitarie come cercare di aiutare, stiamo cercando di insistere perché almeno si apra un corridoio umanitario per introdurre i beni di prima necessità. (…)

Siamo esterrefatti, è difficile trovare spazio per una discussione, non dico serena, ma almeno su base di ragionevolezza. I territori sono ermeticamente chiusi. Ciò che temo è che questo conflitto si allarghi. È una situazione di grande incertezza. È un grande dolore.

Ciò che umanamente sembra impossibile da raggiungere ci venga donato dall’alto come un dono che invochiamo con la fiducia dei figli.

Don Roberto

 



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