Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Prenderci cura della nostra terra

In un campo estivo con gli adolescenti succedono sempre tante cose. Con 50 ragazzi siamo stati una settimana a Cupra Marittima, vicino a San Benedetto del Tronto. Il tema della settimana é stato lo stesso del CRE nel quale gli adolescenti si sono prodigati come animatori: la cura.

In particolare c’è stato un giorno nel quale per approfondire il tema della cura per il creato abbiamo vissuto una visita alla città  di L’Aquila una terra ferita per il terremoto. In particolare abbiamo incontrato un giovane sacerdote, don Federico, che ha condiviso con noi un’appassionata testimonianza. Ai ragazzi è piaciuto il racconto personale del ricordo del terremoto del 2009.

A cambiare la vita delle persone non sono i fatti ma le scelte. Questo in sintesi il suo pensiero. Le cose che accadono possono incutere paura, deprimere, togliere la speranza. Sono invece le scelte che si possono compiere che responsabilizzano e permettono di dare un senso a tutto ciò che accade.

Altro aspetto della testimonianza è che, anche se non ci pensiamo, nel giro di alcuni minuti tutto può cambiare.

Nel terremoto questo abbiamo sperimentato, dice don Federico, la vita ha i giorni contati e non si può perdere tempo.

Il terremoto ci ha fatti diventare più vecchi di colpo. Io avevo 18 anni ed ero in seminario. Che ne sai tu di come era prima, dicevamo noi ai ragazzi più piccoli. Ma questa espressione di solito la dicono i nonni. Così ci siamo trovati di colpo ad essere come gli anziani, anche se eravamo giovani. Il dramma più grande l’ha vissuto chi è nato con il terremoto nelle orecchie. Per loro era normale “tremare” mentre per i ragazzi di oggi sono cresciuti senza sapere cosa c’era prima.

Uno degli effetti che ci portiamo dentro come conseguenze è l’ansia, la percezione che di colpo ciò che dovrebbe proteggerti può recarti la morte.

Cosa ti ha fatto rimanere qui? Chiede un ragazzo.

L’idea della missione che ho scelto: prendermi cura. Don Federico dice: non ho proprio mai pensato di lasciare la mia terra, anche se molti hanno scelto di andarsene. In secondo luogo ho cercato di tener presente un dato amaro, che cioè la nostra diocesi è poverissima di vocazioni sacerdotali. Per questo sono rimasto, per prendermi cura di questa terra e di questa gente. Ed ho scoperto la verità di ciò che profetizza Isaia nella Bibbia: chi si prende cura delle ferite degli altri vedrà presto rimarginarsi le proprie. Un po’ come se il Signore dicesse a tutti coloro che si prendono cura degli altri: “Occupati degli altri che a te ci penso io”.

È stato bello incontrare don Federico perché ci ha trasmesso la speranza di poter mettere la nostra giovane vita a servizio della nostra terra e della gente che la abita.

Don Roberto



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