Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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FOMO o JOMO?

Quando ero ragazzo se si voleva offendere qualcuno gli si poteva dire: sei un tagliato fuori. E si intendeva: non al passo, non sei alla moda, sei lontano dai centri sociali dove accadono le cose che contano.

Essere tagliato fuori è sinonimo di essere isolato. In effetti non esiste, credo, disavventura peggiore per un adolescente che essere isolato e non per propria scelta.

Ma quando ero ragazzo io non c’erano i social.

Oggi scopro che è stata coniata una definizione per rappresentare chi è tagliato fuori: FOMO.

In tempi in cui i social network imperano e si è costantemente in contatto virtuale con tante persone, è sempre più grande il timore di essere tagliati fuori, di non partecipare a qualcosa che gli altri stanno facendo. Questa nuova specie di ansia sociale ha anche un nome: FOMO acronimo dell’inglese fear of missing out, traducibile con “paura di rimanere escluso”.

Pare, a detta degli studiosi che la FOMO non è solo una sensazione, ma una vera patologia manifestata da sintomi ben precisi come il senso di stanchezza, la riduzione del rendimento scolastico o lavorativo, l’alterazione del sonno, lo stress e l’ansia con forte rischio di depressione.

L’uso dei social pone soprattutto le persone più deboli, come i ragazzi, in un continuo confronto con il mondo virtuale, nel quale aumenta sempre di più il bisogno di essere riconosciuto e il bisogno di appartenenza, pena il sentirsi tagliati fuori, appunto.

Sempre gli esperti suggeriscono, come possibile soluzione, di sostituire il tempo trascorso sui social con attività ricreative all’aperto, lontano dal mondo virtuale e in contatto reale con altre persone.

Da alcuni anni si parla di un’altra sigla da contrapporre a FOMO, sarebbe dell’acronimo JOMO (Joy of missing out = la gioia di perdersi qualcosa).

JOMO è un allenamento per imparare a godersi i momenti più semplici e rilassanti della vita, senza preoccuparsi più di tanto di ciò che avviene sui social, è saper gioire di ciò che si è scelto di vivere, è essere contenti di come si è, qui e ora, evitando di cedere alle notifiche e alla news de telefonino.

“La gioia di perdersi qualcosa” privilegia la qualità sulla quantità, il rapporto con le persone rispetto al mondo virtuale, le attività importanti su quelle di poco conto.

“La gioia di perdersi qualcosa” è non essere sempre iperconnessi, non dipendere dalle news e dalle notifiche. Ci perderemo di sicuro molti eventi social, saremo un po’ tagliati fuori, non saremo dove sono i più, ma avremo di certo la sensazione di star bene e di essere gioiosi per come siamo.

Don Roberto

 



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