Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Ricreazione

All’inizio dei mesi estivi mi è tornata alla mente una statua di san Francesco che si trova ad Assisi presso l’Eremo delle Carceri. Lì c’è il santuario che custodisce la memoria di una consuetudine della vita di san Francesco: la ricerca di un posto tranquillo nel quale ritirarsi per pregare, per staccare, per riposarsi. Il nome “Carceri” non ci deve trarre in inganno, non significa “prigioni”, ma luogo appartato, solitario. In ogni luogo in cui si trovava Francesco sapeva ricavare una piccola chiesa per pregare.

La prima volta che Francesco giunse in questo luogo c’erano solo grotte naturali nel cuore della foresta. Proprio in una di queste grotte Francesco aveva posto il suo nido di preghiera. I suoi biografi raccontano le sue molteplici soste in questo luogo, nella preghiera e nella meditazione. E quando giungeva la sera esausto per la penitenza e i digiuni “stendeva il suo fragile corpo sulla nuda pietra”.

Uscendo dal santuario inizia il “Viale di san Francesco”, una suggestiva passeggiata nel bosco e si trova un bellissimo gruppo statuario realizzato qualche anno fa dallo scultore Francesco Bacci intitolato “Francesco, Leone e Ginepro contemplano il cielo stellato”.

Leone sta tracciando sul terreno il Grande e il Piccolo Carro. Ginepro, nella sua semplicità, guarda il cielo individua la posizione della Stella polare. Francesco è sdraiato a terra, con i piedi scalzi e con le mani dietro la nuca e contempla estasiato la notte splendente.

È un’immagine molto bella che ci ricorda la necessità di vivere ogni tanto momenti di riposo. Francesco ci racconta come lo intendeva lui il riposo, non come l’abbandonarsi all’ozio, non come lo svuotamento di ogni pensiero e di ogni passione. Il riposo come contemplazione del creato.

Saper contemplare fa davvero bene alla vita perché non solo ci purifica lo sguardo, ma ci aiuta ad entrare in contatto con noi stessi e con la dimensione spirituale della vita.

Uno dei principali maestri della contemplazione è sicuramente Platone. Nella filosofia greca la contemplazione è una componente fondamentale dell’esistenza. Platone sostiene che attraverso la contemplazione l’anima umana “può arrivare alla conoscenza di quelle forme divine sovrasensibili, chiamate idee, con cui Dio opera nel mondo.

Nel cristianesimo molto sono i santi che insistono su questa facoltà per la quale la preghiera non si ridurrebbe alla recitazione di parole. Uno dei grandi maestri della contemplazione è san Giovanni della Croce. Per lui la contemplazione è “uno sguardo di fede, un amore silenzioso, la trascendenza dello spirito”.

Anche santa Teresa D’Avila affermava che la preghiera non è una tassa da  pagare: contemplare significa osservare nel profondo e liberamente qualcosa senza nessuno scopo ma per il puro senso di amore. Pregare è un contatto affettivo con il Signore.

C’è una parola, ormai in disuso, che quando ero piccolo in seminario si usava per indicare l’intervallo ed era la parola “ricreazione”. Letteralmente significa “nuova creazione”, è la pausa che ci concediamo tra le nostre attività, il periodo di riposo, per ritrovare nuove energie di vita.

San Francesco ci dice che la vera fonte per ritrovare energie è la contemplazione del creato. Anche Dio si è riposato e lo ha fatto contemplando ciò che aveva fatto. L’estate sia per tutti noi una preziosa opportunità per rifugiarci nella contemplazione del creato. La frenesia della vita non ci rubi la meraviglia della ricreazione.

Don Roberto



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