Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Ci si può ammalare di troppa bellezza?

Mi domando che cosa sarebbe successo a Stendhal se fosse stato presente al Tabor di fronte alla trasfigurazione di Gesù.

E chi è Stendhal? È un famoso scrittore francese nato nel 1783 e morto quasi sessantenne nel 1842. Quando aveva 34 anni fece un viaggio in Italia, a Roma, Napoli, Firenze. Uscendo dalla Chiesa di Santa Croce di Firenze fu colpito da malore che descrisse così: Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da santa Croce ebbi un battito del cuore, la vita mi era stata tolta e camminavo temendo di cadere.

Venne così coniata la “sindrome di Stendhal” per indicare una affezione psicosomatica che provoca tachicardia, capogiri, vertigini … in soggetti messi al cospetto di opere d’arte di straordinaria bellezza.

Sul monte Tabor Pietro, Giacomo e Giovanni furono colpiti da qualcosa del genere: di fronte ad una straordinaria bellezza caddero a terra e non capirono più niente.

È vero i sintomi della sindrome di Stendhal sono causati dalla troppa bellezza prodotta dall’uomo nell’arte. Sul Tabor i sintomi sono stati determinati dall’opera d’arte preparata dall’Artista per eccellenza che ha mostrato divinamente la gloria di suo Figlio Risorto.

La sindrome di Stendhal è considerata una patologia, un disturbo. Una cosa non normale. Non mi addentro nel dibattito che mette in discussione questa sindrome: ci si può ammalare di troppa bellezza?

Mi impressiona come invece sia un’esperienza “normale” quella dei tre discepoli sul Tabor. Normale nel senso che l’esperienza della contemplazione sarebbe disponibile per tutti e non solo per qualche privilegiato o per qualche … disturbato.

La seconda domenica di quaresima ci consegna il racconto straordinario della Trasfigurazione con un’acclamazione ordinaria dei discepoli: “E’ bello per noi essere qui”. Che equivale, bene o male, a ciò che viviamo anche noi quando ci è concesso di pregare e di contemplare.

Ogni volta che partecipiamo all’Eucarestia riviviamo la morte e la Pasqua del Signore. “È bello per noi essere qui” potrebbe essere il commento dell’assemblea che partecipa a tanta bellezza. Certo non accadrà che alla Messa ci siano effetti come tachicardia, capogiri, vertigini…

Tuttavia l’esperienza mistica che viviamo negli incontri ordinari della nostra vita cristiana è un’esperienza sufficiente per dire al Signore la gioia e la consolazione di stare con Lui.

Anche se ogni volta non ci vibra il cuore e come attestano i santi a volte la preghiera è arida e senza emozioni, questo non significa che il Signore non ci sia vicino. I salmi biblici dicono che la gioia vera è cercare il volto del Signore, non solo trovarlo.

Don Roberto

 



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