Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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La sfida

In un pomeriggio assolato dei giorni scorsi, durante il CRE, tra un gioco e l’altro, mi è capitato di chiedere ad un gruppetto di ragazzi se avevano l’abitudine di pregare durante la giornata, in generale. Siccome nel gruppetto c’erano cristiani, mussulmani e atei il confronto è stato ancora più interessante.

I cristiani pregano piò o meno quando se la sentono o quando hanno bisogno e più che pregare dicono le preghiere, afferma una ragazzina. Il mio papà prega cinque volte al giorno, dice un bimbo mussulmano, ma io non sono obbligato a farlo e perciò non lo faccio. Io non sono né cristiano né mussulmano, io non credo a niente e a nessuno, incalza freddamente un bimbetto. Ho messo la cosa sul ridere e tutto finisce con questo scambio.

Alla sera di quel giorno prego la compieta e come al solito leggo il Vangelo del giorno dopo per celebrare al mattino un po’ preparato e il Vangelo propone il testo di Matteo nel quale Gesù insegna ai suoi amici a pregare e regala loro la preghiera per eccellenza: il Padre nostro.

Mi vengono in mente due cose. La prima è un’espressione del Cardinal Martini quando ad un corso di Esercizi con i sacerdoti disse: bisognerebbe che un cristiano pregasse bene il Padre nostro almeno una volta nella vita. Pensavo a quante volte in un giorno mi capita di dire il Padre nostro…

Mi è quindi tornato alla mente un episodio della vita di san Francesco. Si narra che quando si trovava sul monte La Verna insieme al suo amico fra’ Masseo, Francesco stava vivendo un momento di profonda crisi. Masseo per rallegrare il cuore di Francesco gli lancia una sfida singolare: che dei due sarebbe stato capace di recitare più “Padre nostro” durante la notte. Li avrebbero contati con dei sassolini. Al mattino fra’ Masseo, con le mani colme di sassolini andò da san Francesco con l’aria vittoriosa e gli disse: “ Ecco i Padre nostro che ho recitato in questa notte, sono tantissimi. Mostrami i tuoi!”. E san Francesco si guarda le mani e dice a Masseo: “Io in verità non sono riuscito a finire un solo Padre nostro. Mi sono fermato sulla prima parola per l’intera notte!”.

Francesco aveva trascorso l’intera notte contemplando, tra sospiri di amore e slanci di estasi, la prima dolce e intensa parola: “Padre”!

Ecco il senso della preghiera cristiana: sperimentare di essere figli, avvertire con dolcezza il nostro vero rapporto con il Signore, Padre pieno di misericordia e di tenerezza per noi suoi figli. Da questo rapporto di figliolanza discende il rapporto di fraternità tra noi. La sfida è stata vinta da Masseo, ma la gioia della preghiera l’ha provata Francesco.

Anche nel tempo caldo e rilassato dell’estate proviamo a pregare, non solo a dire le preghiere.

Don Roberto

 



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