Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Le tre chiavi

Don Bosco ha sempre avuto in cuore un unico desiderio: “formare buoni cristiani e onesti cittadini” per vedere i giovani “felici nel tempo e nell’eternità”. La sintesi del suo sistema pedagogico ce la offre lui stesso quando commentando la sua proposta educativa afferma: “Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione e l’amorevolezza”.

Vengono così presentate le tre chiavi per aprire il cuore dei ragazzi. Queste chiavi lui seppe consegnarle diligentemente e con pazienza ai suoi collaboratori e ai suoi figli spirituali.

Oggi vengono consegnate a chiunque tra noi desidera entrare nel progetto educativo con un atteggiamento responsabile, fiducioso e gioioso.

Un progetto al quale don Bosco ha dedicato ogni suo respiro, ogni sua energia, ogni attimo della sua vita.

La ragione è l’apertura al dialogo con i ragazzi e i giovani. Don Bosco era convinto che le chiusure, le resistenze e anche le opposizioni dei ragazzi nascondevano da un lato la richiesta di essere ascoltati e dall’altro la richiesta di trovare negli adulti dei punti di accoglienza e di riferimento. La ragione è la chiave che ci esorta a vincere la paura di accostarci ai giovani senza pregiudizi e senza risposte preconfezionate.

L’amorevolezza è un atto incondizionato di accoglienza, un credito gratuito di apertura ai ragazzi perché, come dice don Bosco: “Chi si sente amato, ama. E chi ama ottiene tutto, specialmente dai giovani”.

L’amorevolezza è lo sguardo dolce che si posa sull’altro senza giudicarlo, è lo sguardo che permette all’altro di sentirsi riconosciuto, apprezzato, valorizzato, non per le sue prestazioni, ma semplicemente perché esiste, perché è un dono di Dio.

La religione per don Bosco non si riduce alla ritualità. Essa è una risorsa che si genera quando ci si pone di fronte all’Altro, a Colui che è la fonte di ogni bene. Don Bosco è decisamente convinto che l’educazione è certamente importante, ma alla fine, chi salva l’uomo è il Signore, Padre del mondo e dell’umanità.

C’è un canto che i salesiani cantano di frequente per celebrare la statura di don Bosco, un canto che rappresenta don Bosco nella cameretta di Valdocco, dove è sorto il primo oratorio. Il canto dice: “Un piccolo scrittoio, le finestre aperte sulla luce del tramonto, e un fotografia, tra le tante, che lo ritrae sul suo letto di morte; sul suo viso, tante rughe quanti sono i giorni della vita; un viso stanco ma sereno come chi sa di aver accolto il progetto del Signore e di averlo realizzato nella sua vita”.

La testimonianza di san Giovanni Bosco è di perenne attualità. Per ogni genitore e per tutti gli educatori. Un sistema educativo che provoca anche nel nostro tempo una risposta rinnovata per aiutare i nostri ragazzi a crescere.

Don Roberto



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