Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Andando per cimiteri 2

In questi giorni la chiesa ci accompagna come una mamma e una maestra a considerare sapientemente il mistero della morte e della vita eterna.

Nei cimiteri o nelle chiese siamo messi seriamente di fronte al mistero oscuro della morte. E soprattutto quando la morte arriva così vicino alla nostra vita da toccarci nella pelle non possiamo che condividere i sentimenti dello smarrimento ma anche della speranza.

C’è una bellissima preghiera che rivolgiamo al Signore nel prefazio della messa per i defunti che dice: E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

In Cristo tuo Figlio, nostro salvatore rifulge a noi la speranza della beata risurrezione, e se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura.

Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo.

Ecco perché abbiamo la speranza, perché la vita non è tolta, ma trasformata e noi viviamo il nostro pellegrinaggio terreno nell’attesa di giungere nella nostra vera patria.

Il sentimento più bello che possiamo desiderare mentre passeggiamo nei cimiteri è senz’altro quello della gratitudine per tutti i nostri cari.

Un frate cappuccino in servizio al cimitero di Bergamo ha affermato: Vedo pochi giovani al cimitero, vedo pochi giovani, forse perché abbiamo perso il valore della gratitudine. La gratitudine per i nostri defunti è segno di umanità, di saggezza, di fede.

Essere grati ai nostri defunti significa riconoscere il bene che abbiamo ricevuto in tanti modi: ci hanno dato la vita, siamo cresciuti insieme, abbiamo ricevuto esempi e testimonianze, abbiamo condiviso giorni lieti e anche giorni faticosi. Per ogni sorella e fratello abbiamo un ricordo, una parola un gesto da custodire con gratitudine nel cuore.

Anche il dolore può trasformarsi in gratitudine. Recentemente una figlia che ha perso la madre mi ha confidato: vorrei che la prova della morte di mia madre non lasciasse in me solo l’immagine della sofferenza ma soprattutto la gioia di fare come ha fatto lei, la gioia di donare la mia vita.

La gratitudine ci rende più umani e saggi perché al cimitero incontriamo anche fratelli e sorelle che magari ci hanno fatto del male o con le quali abbiamo fatto tanta fatica a convivere. Anche per loro vogliamo essere grati perché tutto, anche la fatica e gli sforzi vissuti ci hanno fatto crescere.

Accogli Signore, come figli amati, tutti i nostri cari. Accoglili e dona loro di partecipare al tavolo dei beati, dove si consuma il banchetto dell’eternità. A ciascuno di noi, Signore, dona di crescere nella fede, di camminare nelle tue vie e di prepararci con fiducia e serenità al nostro incontro con Te. Donaci di confidare sempre in Te, perché Tu Signore sei una roccia eterna.

Don Roberto



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