Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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A perenne ricordo di don Antonio Zucchelli

Il 1° Ottobre abbiamo vissuto una cerimonia, semplice e solenne nello stesso tempo, che ha riunito nello stesso giorno alcuni motivi per cui essere profondamente grati.

Innanzitutto la scelta del giorno: il 1° Ottobre è infatti il giorno del compleanno di don Antonio.

Ogni anno per lui era motivo di grande gioia poterlo festeggiare nella comunità, anche se non nascondeva il suo personale disagio per essere al centro dell’attenzione. Ogni anno sapeva durante la sua riflessione regalarci qualche perla di saggezza che andava a pescare nel pozzo profondo della sua esperienza umana, di credente e di sacerdote.

E ci siamo chiesti: perché non festeggiarlo anche quest’anno a quasi un anno della sua scomparsa? Così abbiamo pensato ad organizzare una per lui, che dal cielo ci starà osservando.

Innanzitutto abbiamo benedetto la lapide al cimitero, accanto ai numerosi sacerdoti che hanno un forte legame con Dalmine, o perché qui sono nati o perché qui hanno donato parte della loro vita nel ministero sacerdotale.

In questo giorno abbiamo anche voluto situare il ventesimo anniversario dell’inaugurazione della RSA san Giuseppe.

Per chi come me non era presente in quel giorno, è stato un bell’esercizio andare a rileggere le pagine del bollettino parrocchiale.

Si trova scritto: a Ottobre 2001 è stata inauguratala Casa Accoglienza Anziani, situata nel centro di Dalmine in Viale Locatelli al numero 6.

Già qui don Antonio ci regala un indirizzo di fondo: non la chiama Casa di riposo, non la chiama RSA, residenza sanitaria assistenziale, la chiama Casa Accoglienza Anziani. A fare la differenza è la parola che sta al centro: accoglienza. Il senso di quest’opera sta proprio nel suo nome. Senso espresso in tutta la sua ampiezza nell’articolo secondo dello statuto:  “Costituita per l’attuazione di iniziative del più alto interesse sociale, in conformità ai più elevati valori di solidarietà cristiana, quali la predisposizione e l’erogazione di servizi e prestazioni assistenziali a favore di anziani non autosufficienti, di minori, di handicappati e di persone in stato di disagio sia economico che fisico”.

Nel giorno dell’inaugurazione don Antonio dopo aver messo l’accento sulle tante difficoltà incontrate nella realizzazione di questa Casa, così commenta: quel che conta è che l’ambiente sia accogliente e che gli ospiti si trovino ben serviti, come in casa propria. Tutto deve essere organizzato in modo da raggiungere questo obiettivo.

Poi c’è un secondo passaggio che mi ha molto colpito: Nessuno deve trovare motivo di amareggiarsi perché è stato scaricato e relegato nella Casa. Tutto può funzionare nel migliore dei modi, ma nulla può sostituire l’affetto dei propri cari.

Infine un terzo passaggio: La Casa Accoglienza Anziani curerà l’animazione delle giornate degli ospiti, ma ogni gruppo, ogni iniziativa di coinvolgimento, ogni presenza attenta a ravvivare la partecipazione degli ospiti, sarà preziosa.

E questo lo affermava per sottolineare che la Casa non può essere isolata dalla comunità, ma al contrario la comunità deve nutrire amore e partecipazione per questo luogo dove vivono i nostri padri, le nostre madri, i nostri nonni. Tutta la comunità ha un suo ruolo da giocare nei rapporti con le persone che vivono in questa Casa.

La Fondazione san Giuseppe, che ringrazio per essere stata in questi vent’anni vicina a don Antonio ed ora a me, nella gestione di ogni aspetto della struttura, ha pensato di dedicare la Casa Accoglienza Anziani san Giuseppe a don Antonio.

Intanto abbiamo compiuto il gesto simbolico dello scoprimento e alla benedizione della lapide che sarà collocata nell’atrio di ingresso. Successivamente studieremo il modo di giungere all’intitolazione della casa a don Antonio, Fondatore e promotore della Casa Accoglienza Anziani.

Il nostro desiderio è che sia perenne nella memoria dei dalminesi il ricordo di don Antonio.

Don Roberto



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