Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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L’avarizia

L’avarizia viene definita come l’attaccamento eccessivo alle ricchezze, senza volersene separare per alcun motivo, è il desiderio di possedere e conservare denaro, beni o oggetti di valore per sé stessi in quantità di molto maggiori a quanto necessario per la sopravvivenza o per una vita comoda. L’avaro ha un eccessivo ritegno nello spendere e nel donare, il valore che attribuisce a ciò che possiede è smisurato e supera qualunque altro valore: conta quindi semplicemente l’avere piuttosto che il fruire di ciò che si ha, il tenere per sé piuttosto che il dare.

Nel Cristianesimo l’avarizia, proprio perché porta chi ne è travolto a mettere le ricchezze al di sopra di tutto, è considerata una forma di idolatria: il denaro prende il posto di Dio.

“L’amore del denaro è la radice di tutti i mali”: con questa affermazione san Paolo riassume tutta la riflessione sull’avarizia, considerata dalla dottrina cattolica come cupidigia disordinata di beni materiali, utili per altro nella misura in cui giovano all’uomo per il raggiungimento del suo fine ultimo.

L’avarizia è la radice di molti peccati: l’avidità, la brama di possedere, la fiducia smodata riposta nel denaro.

L’avaro facilmente è disonesto, non dà mai in elemosina e riempie la sua vita di cose superflue. L’avarizia è la causa frequente di liti familiari, di ansie e di falsi timori, di tradimenti, di frodi, di inganni, di spergiuri, di violenza e di indurimento del cuore.

L’avaro è insoddisfatto per ciò che ha ed è bramoso di ciò che non ha.

Come si può combattere l’avarizia? Liberandosi da lussi inutili, da comodità e da abitudini dispendiose.

La frenesia dell’avaro lo porta a rivestirsi di tutto, a non lasciare niente agli altri per il suo solo vantaggio. Ma il premio dell’avaro è un illusione: egli diventa schiavo delle sue stesse ricchezze e perde la sua libertà, poiché giunge a subordinarsi ai suoi stessi possedimenti modificando di conseguenza ogni aspetto della sua vita.

Chi non è avaro sa sottrarsi all’influenza dei media e sa fidarsi della Provvidenza, che, come ci ricorda il vangelo, riveste i gigli del campo e non abbandona gli uccelli del cielo.

Ampliando la riflessione sull’avarizia dovremmo anche considerare le ingiustizie della società, le drammatiche disuguaglianze tra paesi ricchi e poveri, le guerre, i disumani sfruttamenti e l’inganno delle coscienze prodotto da un sistema di accumulo e consumo che fa di tutto per eccitare la brama di possesso.

Concluderei con questa storiella simpatica ed estremamente illuminante: Un avaro sta annegando. Un tale lo vede e cerca di soccorrerlo: “Mi dia la sua mano! Mi dia la sua mano!”. Ma lui niente, continua ad agitarsi. Allora il soccorritore urla: “Prenda la mia mano! Prenda la mia mano!”. L’avaro la afferra e viene tratto in salvo.

Don Roberto

 



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