Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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La superbia

In ordine alfabetico è l’ultimo dei vizi capitali, ma la superbia è il primo in ordine di importanza, primo perché considerato la radice di tutti gli altri.
La superbia viene definita come una profonda e radicata convinzione della propria superiorità, per lo più presunta, che si traduce in atteggiamenti di orgoglioso distacco o anche di ostentato disprezzo verso gli altri.

Nel suo Commento morale a Giobbe, il grande Papa Gregorio Magno identifica quattro atteggiamenti che permettono di riconoscere la superbia:
– quando si pensa che il bene derivi da noi stessi;
– quando si crede che, se ci viene dato dall’alto, è per i nostri meriti;
– quando ci si vanta di avere ciò che non si ha;
– quando, disprezzando gli altri, si aspira ad apparire gli unici dotati di determinate qualità.

Nella teologia del catechismo cattolico la superbia consistente nell’amor di sé spinto fino all’eccesso di credersi principio e fine di tutto, rinnegando quindi la propria condizione di creatura, fino a considerarsi un padre eterno.

Di conseguenza il superbo disprezza tutto ciò che fanno gli altri, anche se è fatto bene. Al superbo non piace ciò che fanno gli altri perché gli piace solo ciò che fa lui, anche se è fatto male.
Il superbo è talmente infatuato di sé che quando parla di se si gonfia e sistematicamente per parlare di se usa discorsi esibizionisti.

Il superbo perde sempre il senso del proprio limite e non sa essere capace di humor su se stesso. Questo conduce a quell’eccessivo ingrandimento dell’ego che presto o tardi porta conseguenze dannose per se e per gli altri. Sono soprattutto il contesto familiare e l’ambito comunitario in genere ad essere danneggiati quando ad emergere è la superbia di qualcuno.

La superbia si manifesta in tanti modi: siamo superbi quando cerchiamo solo la lode e l’approvazione della gente, quando parliamo, diamo consigli, studiamo, lavoriamo, facciamo il bene solo in funzione di ciò che ne penseranno gli altri e per catturare la loro stima.

Siamo superbi quando siamo ambiziosi a scapito degli altri e siamo bramosi di potere e di notorietà, quando esibiamo con vanità la bellezza fisica e le qualità che Dio ci ha dato. Quando siamo arroganti, quando presumiamo di non dipendere da nessuno, e nemmeno da Dio. Siamo superbi quando facciamo le vittime per darci sempre una giustificazione.

Ubi humilitas ibi sapientia, dice il libro dei Proverbi. La sapienza abita presso l’umile. L’umiltà è la virtù che elimina tutte le passioni, prima fra tutte la superbia, perché quando siamo umili noi ci rendiamo disponibili ad essere aiutati da Dio e dagli altri.

Don Roberto



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