Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Le parole della Quaresima: la preghiera

 

Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.

Nel Vangelo l’esortazione alla preghiera è un richiamo martellante, è come il filo conduttore di tutto il racconto della vicenda di Gesù. Perché dire “preghiera” è come dire il rapporto di comunione con il Signore.

Dire “preghiera” è come dire respiro.

Gesù, volendo educare i suoi discepoli alla preghiera, non solo offre loro l’esempio, facendo nascere nel loro cuore il desiderio di pregare: “Signore insegnaci a pregare”,  ma li conduce a vivere esperienze forti di preghiera. Come per esempio sul monte Tabor, affinché loro possano giungere ad esclamare: “Signore è bello per noi essere qui”.

Se nella vita non abbiamo mai provato la gioia della preghiera, l’estasi della contemplazione, lo stupore per la luce che viene dal Signore, purtroppo la preghiera ci risulterà sempre un peso, una tassa da pagare, una cosa inutile e noiosa.

La preghiera è naturale perché nasce dalla vita. È naturale chiedere quando si ha bisogno. È naturale ringraziare quando si riceve. È naturale lodare quando si è contenti. È naturale adorare quando si ama.

Tuttavia la preghiera va educata. Occorre un metodo, bisogna trovare spazi e tempi giusti per pregare.

E sappiamo anche che la preghiera è una fatica. Non è sempre come sul Tabor. Star dietro a Gesù è impegnativo, ma è una bella fatica.

Alla fine c’è una sola ragione per cui si prega: la fiducia. Non avrebbe senso bussare se non fossimo sostenuti dalla fiducia che oltre la porta c’è qualcuno che ci può aprire. Non ci sogneremmo mai di bussare ad una porta di una casa che sappiamo essere disabitata.

La fiducia è alimentata dalla memoria che sempre il Signore ha ascoltato la preghiera dei suoi figli e sempre dona loro ciò di cui hanno bisogno. Anche quando apparentemente sembra vero il contrario.

Il Signore vede e provvede. Magari non provvede come ci aspettiamo noi. Ma sempre provvede. E se tarda a provvedere è solo perché vuole purificare la nostra domanda e il nostro desiderio.

A me spesso succede di trovarmi in difficoltà, di non sapere che scelte fare, di non riuscire ad aiutare chi ha bisogno, di essere come Davide di fronte a Golia. Allora vado un po’ in chiesa, sto in silenzio o leggo il Vangelo e trovo una forza nuova, trovo strade nuove, risposte incoraggianti.

Davvero la preghiera sostiene, risolve, illumina, dissipa la paura e apre orizzonti inaspettati. Come dice san Paolo ai Corinti: «Per questo non ci scoraggiamo, ma, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno».

La quaresima è un tempo in cui pregare di più e meglio, dare tempo al Signore e alla cura dell’anima. Proviamo ad affidarci alla preghiera, lasciamoci condurre anche noi sul Tabor. Cerchiamo di non fare sempre di testa nostra e apriamoci con fiducia alla Provvidenza di Dio.

Don Roberto

 



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