Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Le parole della Quaresima: il deserto

E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto. Così il vangelo di Marco inizia il racconto delle tentazioni, in cui tutto è estremo. L’estrema solitudine di Gesù, l’estremo silenzio, l’estremo spazio, l’estrema povertà. Ciò che colpisce è che nel deserto Gesù vi rimane. Non fugge. Vive l’esperienza della prova. Anzi potremmo dire che fa l’esperienza della crisi. Quando tutto è ridotto all’essenziale appare la necessità radicale della vita. Quando sei con le spalle al muro, senza appoggi né difese, questo è il momento in cui sei chiamato a decidere come vivere, a chi dare credito, come investire tutte le tue energie.

La crisi, quella che ci spoglia e ci purifica, ci interroga e ci rinnova, ci fa diventare adulti e maturi. Senza la crisi rimaniamo bambini immaturi e superficiali.

Come acutamente afferma la scrittrice Christiane Singer «Nella vita ho raggiunto la certezza che le catastrofi servono a evitarci il peggio. E il peggio è proprio aver trascorso la vita senza naufragi, è essere sempre rimasti alla superficie delle cose. Non essere mai stato scaraventato in un’altra dimensione. L’autunno, spogliando i rami, lascia vedere il cielo».

Il deserto ci fa paura perché è un’esperienza di nudità, di spogliazione e di morte. Ma solo nella crisi del deserto ci troviamo di fronte alle domande fondamentali dell’esistenza. Per questo il deserto può anche davvero essere un’esperienza di libertà e di salvezza.

Se decidiamo di rimanere nel deserto, se abbiamo il coraggio di non fuggire nelle vie della superficialità, la crisi ci aiuterà a vivere con nuove motivazioni.

Gesù, dopo la crisi del deserto, comincia a mettersi a servizio dell’uomo, con infinito amore. Rinuncia alla visione diabolica di giocarsi la vita attraverso il potere, l’avere e l’apparire. Rinuncia alle proprie sicurezze e annuncia a tutti il Vangelo, cioè che l’unica via per il compimento del proprio essere è compiere la felicità di tutti. Gesù non vive il deserto per isolarsi, per ritirarsi da solo, per separarsi dagli uomini. No. Va nel deserto per caricarsi dell’uomo e per portarlo a morire e a risorgere.

Là dove tutto è estremo, nella crisi del deserto, Gesù incomincia a portare all’estremo la sua offerta d’amore. Solo così Gesù fa rifiorire il deserto, rende feconda la crisi e la morte.

A ciascuno di noi è chiesto di «rimanere nel deserto», e di vivere l’esperienza della crisi. Nel deserto anche noi potremmo fare l’esperienza di essere consolati non secondi le nostre attese, ma secondo ciò che è gradito a Dio.

Nel deserto e nella crisi condividiamo le parole di questa bellissima preghiera di san Guglielmo di S. Thierry: Signore, tu mi hai sedotto e portato nel deserto, ora la mia anima desidera stare di fronte a te solo: questa è la sete del mio cuore! Ti prego: imponi pace e silenzio attorno e dentro di me. Dammi, per consolare la mia solitudine, e frequenti intrattenimenti con te. Nella misura in cui tu sarai con me, io non sarò solo; conducimi fino al punto più lontano del deserto, là dove l’anima santa si vede affondata interamente nel fuoco dello Spirito Santo e si accende come un serafino ardente. Nascondimi nel segreto del tuo volto. Amen!

Don Roberto

 



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