Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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La compagnia “Noter de Dalmen” al capolinea

Sabato 6 aprile la compagnia teatrale “Noter de Dalmen” ha presentato due divertenti atti unici come chiusura della propria attività. Le risate sono state tante e sonore ed hanno creato un’atmosfera di allegria veramente benefica, in tempi in cui la spensieratezza ha difficoltà a farsi spazio.

 

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Il primo atto “L’ambulatore del dutur” fotografa gli atteggiamenti dei pazienti che nell’ambulatorio si squadrano, si criticano, parlano di sé  e degli altri cercando di superare l’ansia dell’attesa e per i propri mali. Naturalmente la situazione viene esasperata e portata al paradosso per suscitare ilarità.

Nel secondo atto “Quater pass al cimitero”, invece, la scena ridicolizza dei personaggi che, anziché avere sincero dolore per i propri coniugi defunti, pensano più alla propria vita presente, coltivando nuovi amori e cercando di trascorrere momenti il più possibile piacevoli. Anche qui l’assurdità fa da padrona e favorisce scoppi di risa intrattenibili.

La compagnia “Noter de Dalmen” è nata su iniziativa dei fratelli Riccardo e M.Grazia Previtali, l’uno musicista e l’altra scrittrice. Nel 1999 Riccardo ebbe l’idea di portare il Coro di Dalmine sul palcoscenico con canti di origine popolare; la sorella M.Grazia scrisse un copione che desse filo logico al susseguirsi dei canti. Dopo quest’esperienza M.Grazia decise di continuare a scrivere commedie, le cui interessanti trame mettono in luce vizi e virtù della nostra società moderna. Si susseguono, quindi, situazioni parossistiche che riflettono i difetti ricorrenti degli esseri umani nella loro vita quotidiana. Ricordiamo: “La Ditta Codegoni” dove il padre padrone viene arrestato per pasticci amministrativi; “La pensione Tilde” in cui la scusa della cura del mare dà adito a mille avventure sentimentali; “Chi ‘l va mia ‘n televisiù resta nisù” che ritrae la smania di farsi vedere in TV con assurdi modi di vivere veramente ridicoli, ma purtroppo reali; inoltre chi può dimenticare “La clinica del Buon Consiglio”, quadro semiserio (si ride per non piangere) di alcune strutture sanitarie? In ultimo “La famea slargada fò” ha prodotto risate a crepapelle per i suoi complicati e divertenti intrecci, ancora adesso rimpianti da molti.

Tanta gente ci dice: “Perché avete lasciato? Continuate!”  In risposta a ciò, ci auguriamo che qualche giovane si faccia avanti per non interrompere la tradizione.

Intanto ricordiamo con simpatia i bei momenti trascorsi per merito dei due fratelli Previtali, che hanno dato il via a questa bella esperienza (Riccardo è tutt’oggi il tecnico ufficiale del suono del teatro dell’Oratorio).

Cogliamo l’occasione per ringraziare e salutare il nostro affezionato e caloroso pubblico.

 

La Compagnia “Noter de Dalmen”

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