Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

il sito web della comunità parrocchiale San Giuseppe di Dalmine

Capax Dei

In questi anni le abbiamo provate tutte, ha affermato in nostro vescovo in una recente assemblea diocesana con i catechisti. Le abbiamo provate tutte ma i risultati sono sempre fallimentari. L’iniziazione cristiana pare non inizi proprio a nulla. Dopo la cresima i ragazzi spariscono, ci sono ancora all’oratorio ma in chiesa non ci vanno più.

La prospettiva futura pare essere senza grandi speranze.

In un incontro di formazione permanente per sacerdoti è stata dedicata una mattinata alla riflessione e al confronto sulla catechesi e sull’educazione cristiana dei bambini. Tanti e profondi i temi, molte le preoccupazioni ma anche gli spunti per cammini futuribili. Qualche parrocchia, anche della nostra gloriosa diocesi, non fa più catechismo ai ragazzi, o perché non sono più reperibili i catechisti, o perché il parroco dice: è inutile, non serve più a nulla, diciamo ai genitori che la parrocchia non organizza più il catechismo e quando loro ritengono che i figli sono pronti per ricevere un Sacramento allora la parrocchia si impegna a proporre un cammino personalizzato.

Il rischio di cadere in una visione di depressione o di disorientamento è stato ovviato dal relatore con una ripresa del pensiero di fondo del direttorio della chiesa del 2020 intitolato “Rendere in Vangelo sempre attuale”.

Ecco il passaggio citato: L’età dei bambini è caratterizzata dalla semplicità e dalla gratuità dell’accoglienza. Già sant’Agostino indicava l’infanzia e la fanciullezza come tempi in cui si apprende il dialogo con il Maestro che parla nell’intimo. Anche gli studi attuali dell’antropologia e della pedagogia confermano che il bambino è capace di Dio (capax Dei) e che le sue domande sul senso della vita nascono anche dove i genitori sono poco attenti all’educazione religiosa.

I bambini hanno la capacità di porre domande di senso relative alla creazione, all’identità di Dio, al perché del bene e del male e sono capaci di gioire di fronte al mistero della vita e dell’amore.

Questo pensiero mi pare molto confortante perché mette in evidenza il primato dell’azione di Dio rispetto ad ogni nostra opera pastorale. I sacramenti sono, grazie a Dio, doni suoi, e Lui mette nel cuore di tutti la capacità di incontrarlo e di gioire per la vita e per l’amore.

Anzi possiamo anche fare un ulteriore passo in avanti e riconoscere che il Padre, come un geniale educatore, trasforma le vicende del suo popolo in lezioni di saggezza.

Così ci possiamo sentire autorizzati a pensare che il Signore saprà provvedere, come ha sempre fatto, a non far mancare discepoli appassionati e fedeli. Anche oggi.

Don Roberto

 



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