In questi anni le abbiamo provate tutte, ha affermato in nostro vescovo in una recente assemblea diocesana con i catechisti. Le abbiamo provate tutte ma i risultati sono sempre fallimentari. L’iniziazione cristiana pare non inizi proprio a nulla. Dopo la cresima i ragazzi spariscono, ci sono ancora all’oratorio ma in chiesa non ci vanno più.
La prospettiva futura pare essere senza grandi speranze.
In un incontro di formazione permanente per sacerdoti è stata dedicata una mattinata alla riflessione e al confronto sulla catechesi e sull’educazione cristiana dei bambini. Tanti e profondi i temi, molte le preoccupazioni ma anche gli spunti per cammini futuribili. Qualche parrocchia, anche della nostra gloriosa diocesi, non fa più catechismo ai ragazzi, o perché non sono più reperibili i catechisti, o perché il parroco dice: è inutile, non serve più a nulla, diciamo ai genitori che la parrocchia non organizza più il catechismo e quando loro ritengono che i figli sono pronti per ricevere un Sacramento allora la parrocchia si impegna a proporre un cammino personalizzato.
Il rischio di cadere in una visione di depressione o di disorientamento è stato ovviato dal relatore con una ripresa del pensiero di fondo del direttorio della chiesa del 2020 intitolato “Rendere in Vangelo sempre attuale”.
Ecco il passaggio citato: L’età dei bambini è caratterizzata dalla semplicità e dalla gratuità dell’accoglienza. Già sant’Agostino indicava l’infanzia e la fanciullezza come tempi in cui si apprende il dialogo con il Maestro che parla nell’intimo. Anche gli studi attuali dell’antropologia e della pedagogia confermano che il bambino è capace di Dio (capax Dei) e che le sue domande sul senso della vita nascono anche dove i genitori sono poco attenti all’educazione religiosa.
I bambini hanno la capacità di porre domande di senso relative alla creazione, all’identità di Dio, al perché del bene e del male e sono capaci di gioire di fronte al mistero della vita e dell’amore.
Questo pensiero mi pare molto confortante perché mette in evidenza il primato dell’azione di Dio rispetto ad ogni nostra opera pastorale. I sacramenti sono, grazie a Dio, doni suoi, e Lui mette nel cuore di tutti la capacità di incontrarlo e di gioire per la vita e per l’amore.
Anzi possiamo anche fare un ulteriore passo in avanti e riconoscere che il Padre, come un geniale educatore, trasforma le vicende del suo popolo in lezioni di saggezza.
Così ci possiamo sentire autorizzati a pensare che il Signore saprà provvedere, come ha sempre fatto, a non far mancare discepoli appassionati e fedeli. Anche oggi.
Don Roberto
Pubblicato il 1 Marzo 2025
in
Storie di fede e Riflessioni