Ho partecipato molto volentieri ad un incontro formativo organizzato dalla diocesi per gli educatori degli adolescenti. Il relatore era don Marco D’Agostino della diocesi di Cremona, nome noto nel panorama della pastorale italiana, attualmente parroco di Viadana, già rettore del seminario di Cremona, insegnante di lettere e autore di diverse pubblicazioni di carattere spirituale e pastorale.
Il tema era il difficile rapporto tra fede e adolescenti, una questione che tanto ci provoca e tanto ci fa penare, come genitori e come educatori.
Non sono preoccupato, diceva don Marco, perché gli adolescenti non vengono a Messa. Mi preoccupa invece se gli adolescenti non sono affamati di domande. Mi tornava alla mente la felice espressione del Cardinal Martini quando rivolgendosi ai partecipanti dell’università dei non credenti affermava: l’umanità non si divide tra credenti e non credenti, ma tra coloro che pensano e coloro che non pensano. L’importante è impariate ad inquietarvi. Se credenti, a inquietarvi della vostra fede. Se non credenti, a inquietarvi della vostra non credenza. Io ritengo, concludeva Martini, che ciascuno di noi abbia in sé un non credente e un credente, che si parlano dentro, si interrogano a vicenda, si rimandano continuamente interrogazioni pungenti e inquietanti l’uno all’altro.
Un secondo aspetto che don D’Agostino metteva in evidenza è quello dello sguardo pessimistico con cui guardiamo gli adolescenti. Quasi sempre è un pessimismo sterile: non hanno più fede, non vengono agli incontri, non vanno a Messa, come faremo se continuano così, ecc…
Nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium Papa Francesco dice: I mali del mondo, e quelli della Chiesa, non dovrebbero essere scuse per ridurre il nostro impegno e il nostro fervore; dovremmo invece considerarli sfide per crescere.
Don Marco richiama molteplici gesti di Gesù e sue Parole nei racconti del Vangelo. La sua proposta ci conduce ad una sorta di liberazione dalle preoccupazioni infeconde a causa delle quali diventiamo pessimisti. Ci esorta ad essere autentici di fronte agli adolescenti, contenti di noi stessi e del Vangelo. Ci esorta a non voler avere tutto sotto controllo e a lasciare che le persone siano libere, libere anche di non venire, di rispondere di no alle nostre promesse.
Infine cita il canto terzo del Paradiso di Dante per aiutarci a mantenere alto il profilo della speranza e a rileggere sempre le nostre giornate con lo spirito del Magnificat e cogliere i prodigi che il Signore opera in noi. L’espressione di Dante, nel dialogo con Piccarda Donati e Costanza D’Altavilla, riassume il senso del nostro essere educatori: “Nella sua volontà è la nostra pace. Ogni dove è paradiso”.
Don Roberto
Pubblicato il 29 Novembre 2024
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Storie di fede e Riflessioni