Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Il viaggio in Marocco

Un viaggio lo si ricorda certo per le cose che si vedono ma lo si ricorda soprattutto ai compagni con cui lo si è condiviso.

Perciò grazie di cuore a tutti e a ciascuno dei 44 partecipanti con cui abbiamo condiviso questi bellissimi giorni.

Cosa hai imparato da questo viaggio?

Raccolgo con questi proverbi ciò che vorrei mi rimanesse in testa e nel cuore.

Tutto nasce piccolo e poi cresce. Solo il dolore nasce grande e poi diventa piccolo.

A volte ci spaventiamo per un incidente, per qualche cattiva notizia, per qualcosa che non va come vorremmo. È comunque un dolore destinato a rimpicciolire perché il tempo è sempre un grande medico che lenisce ciò che ora ci fa soffrire.

Un piccolo giardino ben tenuto vale più di un grande campo abbandonato.

Ho imparato che non potendo mettere a posto tutto posso prendermi cura della mia piccola vita e della porzione di terra che mi è stata affidata. A volte vorremmo strafare e lasciamo trascurato il nostro giardino, la nostra famiglia, la nostra comunità.

Senza un cammello non puoi attraversare il deserto. Senza una donna non puoi attraversare la vita.

Ci spiegavano come nelle gobbe del cammello si nasconde e si conserva la sua energia per marciare, un’energia offerta a chi lo cavalca per oltrepassare il deserto. Un uomo questa energia la trova nella donna che ama. E viceversa. Io la trovo nella mia sposa: la comunità che il Signore mi affida.

Se non puoi essere una stella del firmamento, sii una piccola lampada a casa tua.

Questo proverbio mi ricorda che ciascuno di noi ha una luce che può diradare il buio. La nostra luce può essere molto intensa se messa insieme alla luce degli altri. La luce è la sapienza con cui giudicare le cose affinché non confondiamo ciò che vale con ciò che non è importante.

Vorremmo essere astri ma di fatto ci è chiesto di essere fonti di sapienza nelle nostre case.

Infine l’ultimo proverbio: Se l’Africa è un pavone, il Marocco ne è la coda. Ci può aver dato fastidio una certa autocelebrazione della nostra guida. In realtà credo che sia un sano orgoglio per il proprio Paese. Siamo un po’ tutti patriottici, non per pavoneggiarci, ma perché siamo contenti di appartener al nostro popolo.

Durante questo viaggio ho avuto occasione di leggere il discorso di Papa Francesco quando nel 2019 è stato in visita in Marocco.

Parlando ai sacerdoti e ai consacrati nella cattedrale di Rabat, in sintesi ha detto che ai suoi occhi non è un problema essere in pochi cristiani in terra araba benché a volte possa essere difficile. La presenza vostra corrisponde alla parabola evangelica del lievito, una piccola quantità basterebbe per fermentare una grande massa. Poi Francesco cita Benedetto XVI: “La Chiesa cresce non per proselitismo, ma per attrazione, per testimonianza”. Quindi il problema non è essere poco numerosi, ma essere insignificanti, diventare un sale che non ha più il sapore del Vangelo – questo è il problema! – o una luce che non illumina più niente.

Trovo in queste parole di Francesco una grande verità anche per noi destinati nella nostra terra a diventare sempre di meno. Il Signore ci aiuti a non essere insignificanti, ma a portare sapore e luce là dove viviamo.

Don Roberto



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