Finalmente ho avuto il tempo di guardarlo. Me l’avevano consigliato due amici un po’ in crisi nel loro matrimonio. Dieci minuti. Questo il titolo del film di Maria Sole Tognazzi tratto dal romanzo di Chiara Gamberale. È la storia di Bianca che dopo essere stata abbandonata dal marito tenta di togliersi la vita. La figura di riferimento per Bianca, nel tuo tentativo di redimersi, è la dottoressa Brabati, magistralmente interpretata da Margherita Buy.
Mi è piaciuto il film. Soprattutto per la dottoressa ed i suoi consigli.
C’è una sedia rotta nel suo studio e a tutti i pazienti ricorda che l’obiettivo delle sue terapie consiste proprio nell’acquisire il senso della realtà per cui bisogna imparare a convivere con i propri limiti e difetti. Infatti ciò che viene indicato a Bianca come diagnosi è la sua incapacità ad incontrare le persone reali. Per intraprendere la terapia la dottoressa le propone l’esercizio dei 10 minuti che consiste nel fare ogni giorno, per almeno una decina di minuti, qualcosa che non ha mai fatto, di bello o di brutto, di attraente o di ripugnante. Sarà questo esercizio a portare Bianca ad avvicinarsi agli altri e soprattutto a sua madre con la quale da anni non parlava.
Uno dei passaggi più belli, a mio avviso, è quando la dottoressa cita un’affermazione di Tolstoj. Qual è la vera forza umana secondo lo scrittore russo? Domanda la dottoressa. E risponde: la debolezza. In un suo scritto del 1879 intitolato Una confessione e altri scritti religiosi, Tolstoj scrive in un periodo in cui si sente disorientato per la malinconia e la tristezza: “Perché continuare a vivere?”. Tolstoj individua quattro possibilità di risposta: l’ignoranza che è l’atteggiamento di chi non si pone interrogativi e vive ogni giorno così come viene; l’epicureismo cioè la ricerca di un equilibrio interiore frutto del piacere inteso come soddisfazione di ogni desiderio, il suicidio come la via di fuga scelta da chi desidera solo interrompere la difficoltà del vivere; e la debolezza intesa come lo stato d’animo di chi ha compreso l’assurdità del vivere eppure è continuamente in attesa di qualcosa.
Come non pensare all’affermazione di san Paolo, contenuta nella seconda lettera ai Corinzi: Il Signore mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.
L’elogio della debolezza ci rende consapevoli che al di là dei nostri limiti c’è la forza di Dio che agisce in noi.
Don Roberto
Pubblicato il 5 Ottobre 2024
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Storie di fede e Riflessioni