Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Come sta tua mamma?

Come sta tua mamma?, mi chiede un anziano amico prete al telefono. È un po’ poco lucido perché era stato a fare una preghiera a mia madre. Ero sicuro. Sapeva che mia madre era morta. Eppure alla domanda: Come sta tua mamma? gli rispondo: Bene dai. Ma no, scusa, è morta qualche mese  fa. Ah si è vero, mi dice, e ci salutiamo.

Che telefonata strana. Rimango a pensare non tanto alla sua estemporanea domanda quanto alla mia irrazionale risposta.

Mia mamma sta bene.

Pensavo forse che la sua presenza fosse ancora vicina oppure che la sua attuale sorte davvero fosse nel bene. Fatto sta che dopo alcuni mesi non ho smarrito la certezza della sua vicinanza.

Con i nostri cari non interrompiamo legami annosi d’amore.

Se mai essi si rafforzano benché la forma cambi radicalmente. Non sono più i sensi della concretezza ma dello spirito a governare le dinamiche.

C’è un bellissimo testo, erroneamente attribuito a sant’Agostino, che spesso viene proposto nei funerali per il saluto di congelo ai propri cari, dice: La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu.

(…) Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. (…) Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

So che mia madre sta bene anche se non posso più accarezzarla. So che i miei amici stanno bene anche se non è più possibile fare delle cose e passare del tempo insieme.

Ora che davvero mi sono liberato dall’ossessione di pensare a come sarebbe stata la vita senza chi non c’è più, ora che ho esorcizzato anche la paura della solitudine, adesso davvero so che il termine della vita non è male ma è portare a compimento una promessa.

Ora se, come a Maria, il Signore mi domandasse: credi tu questo? Direi di sì, senza esitazione.

L’unico timore che mi inquieta è il pericolo che il tempo che passa possa sbiadire il ricordo delle parole, dei gesti e dei comportamenti di chi se ne va. Sì il pericolo di questa amnesia mi fa proprio paura. Del resto è questione di poco tempo e poi… ci rivedremo per sempre.

Don Roberto

 



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