Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Tu chiamale se vuoi emozioni

Mi incuriosisce sempre l’origine delle parole perché ogni parola ha una storia e quando la si usa può sempre ravvivare il pensiero e quindi la vita.

Emozione. Che parola meravigliosa. È come un fuoco che si accende e può divampare un incendio. Se una cosa mi emoziona si accende in me un ardore. Se manca l’emozione tutto è come vuoto e noioso. Ma qual è l’origine di questa parola? Ci sono due scuole di pensiero e onestamente mi convincono entrambi.

Secondo qualcuno “emozione” deriva dal latino “e-movere” cioè agitare, smuovere, scuotere. Secondo altri deriva dal latino “emo-agere” cioè fare sangue, l’azione del sangue.

Nel primo caso ci si riferisce all’emozione come ad un terremoto, un movimento che ha la forza di rimescolare tutto. Infatti l’emozione più forte è l’amore, lo spostamento dei pensieri, dei sensi, e del corpo, un vero e proprio sisma. Anche la seconda ipotesi è molto interessante: solo ciò che appassiona, che è caliente, come dicono gli spagnoli, che scalda rende bella, forte e luminosa la vita.

Le emozioni ci ricordano questi aspetti: il movimento, la luce ed il calore. Ogni emozione ha questa forza che ci smuove e ci scalda.

Ma le emozioni hanno anche un risvolto ambiguo, infatti dice uno psicologo che le emozioni servono a proteggerci, a riconoscere i pericoli e a difenderci da essi, ma quando viviamo un’emozione troppo intensamente o quando non riusciamo a riconoscerla e a decifrarla, corriamo il rischio che si rivolti contro di noi. Questa riflessione ci aiuta a capire che è importante gestire le emozioni cercando sempre il giusto equilibrio tra le emozioni e la ragione. Noi possediamo due tipi di intelligenza, quella razionale e quella emotiva. Il meglio sarebbe trovare una sintesi, dice lo psicologo Goleman, con quella che lui chiama intelligenza emotiva cioè la capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli altrui, di motivare noi stessi e di gestire positivamente le nostre emozioni, sia quelle interiori sia quelle riferite alle relazioni sociali.

Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi ritrovarsi a volare e sdraiarsi felice sopra l’erba ad ascoltare un sottile dispiacere. E di notte passare con lo sguardo la collina per scoprire dove il sole va a dormire. Domandarsi perché quando cade la tristezza in fondo al cuore come la neve non fa rumore. (…) E stringere le mani per fermare qualcosa che è dentro me, ma nella mente tua non c’è. Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi emozioni. (…) Uscir dalla brughiera di mattina dove non si vede ad un passo per ritrovar se stesso. Parlar del più e del meno con un pescatore per ore ed ore per non sentir che dentro qualcosa muore e ricoprir di terra una piantina verde sperando possa nascere un giorno una rosa rossa.

Battisti in una sua indimenticabile canzone ci indica la strada per decifrare le emozioni nelle piccole cose di tutti i giorni. Un atteggiamento da rivitalizzare, soprattutto in estate, nelle vacanze.

Don Roberto

 



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