Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Il peso dell’anima

Con i sacerdoti della fraternità di Dalmine abbiamo condiviso una visita guidata e meditata nel monastero di Pontida. Ci ha accolto Don Giordano Rota l’abate dei monaci e ci ha condotti nei posti più significativi del monastero. Giunti nella chiesa ci ha illustrato l’altare del 1300. Due formelle ricoprono l’altare. Mi ha molto colpito la formella che illustra la scena dell’arcangelo Michele che pesa le anime. Nell’iconografia San Michele è raffigurato a cavallo con una bilancia in mano. Anche se si vedono male nella foto, sulle braccia della bilancia ci sono due soggetti, uno che esulta e uno che piange. L’anima più pesante, che “sbilancia la bilancia”, è quella di colui che gioisce. Pesa di più perché il suo peso è determinato dalle buone opere. Esulta perché è felice che gli venga riconosciuto il valore del bene compiuto. L’altro invece piange perché non ha il peso delle buone opere, è leggero e inconsistente, piange perché riconosce di aver perso l’occasione della vita di compiere il bene.

Il messaggio è chiaro e richiama il capitolo 25 di san Matteo sul tema del giudizio universale: Gesù esorta a credere che alla fine della nostra vita saremo misurati sull’amore concreto che avremo vissuto nei confronti del nostro prossimo.

Nel 2003 uscì un film  che io non visto ma il cui titolo mi è rimasto nella memoria: “21 grammi”. Questo titolo si riferisce ad un’informazione curiosa: il dottor Duncan Mac Dougall ha calcolato che 21 grammi è esattamente il peso che chiunque perde esalando l’ultimo respiro. 21 grammi sarebbe dunque il peso dell’anima, pari ad una piuma.

Ma il peso dell’anima che misurerà san Michele alla nostra morte non sarà di questo tipo, evidentemente. Il peso dell’anima, o se vogliamo, il peso dell’amore, lo accumuliamo adesso con le nostre scelte di vita a favore o contro la carità.

La pesatura delle anime che in greco suona “psicostasi” è un pensiero antichissimo. I primi a parlare dell’anima pesata sono gli antichi egizi e gli antichi greci, poi ne parlano gli ebrei quindi i cristiani, ma anche gli islamici. L’arcangelo Michele si incarica di questa pesatura e lo fa mentre Satana cerca di barare sulla bilancia togliendo peso al piatto delle buone opere e dei meriti.

Come sempre quando la Chiesa parla dell’escatologia, cioè di ciò che avverrà oltre la morte non lo fa per incutere terrore ma per spronare ad un’attuale condotta buona, giusta e generosa.

Don Roberto

 



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