Per caso mi sono imbattuto in una citazione di Daniel Pennac che mi ha fatto molto pensare. Pennac è uno scrittore che nasce a Casablanca e vive nel sud della Francia dove insegna in istituti tecnici.
Nel suo metodo c’è la consuetudine di insegnare a memoria lunghi brani di letteratura. Lui stesso racconta di aver insegnato ai suoi alunni un testo a memoria a settimana. I ragazzi, afferma, si appassionano così alla letteratura.
Ed eccoci alla citazione: “Con una poesia si fa innamorare una donna, con una citazione si fa politica, con la riflessione si scopre il senso del mondo. Ogni ragazzo quei brani li reciterà a qualcun altro, per condividerli, per il gioco della seduzione, o per fare il saccente, ma questo è un rischio da correre”.
Imparare a memoria. È giusto o sbagliato? Nella scuola di un tempo l’apprendimento mnemonico era molto diffuso, mentre oggi si tende a sostituirlo con altri metodi perché lo si considera un esercizio frustante e piuttosto inutile.
Imparare a memoria per qualcuno è sbagliato perché ti porterebbe ad accontentarti di apprendere delle nozioni ma non a farti domande e a cercare personalmente le risposte. Per altri è giusto perché sarebbe come fornirsi di materiale per sapere cose che possono sempre essere utili, anche in altri contesti, rispetto alla scuola.
Penso in particolare a come è cambiato il catechismo a questo proposito: si è passato dall’imparare a memoria le risposte di Pio Decimo ad un’opportunità dove si tenta di aiutare i ragazzi a ragionare, a farsi domande. Tuttavia, si dice: se oggi i ragazzi si possono confrontare, d’altro lato non sanno nulla, non si ricordano nulla. È un bel problema.
Gli ebrei per esempio insistono nell’insegnare ai ragazzi la Torà a memoria, questo diventa utile e per la preghiera e per la vita stessa.
Personalmente ritengo che ci voglia una via di mezzo. Per me è molto utile trattenere nella memoria alcuni testi e farli riaffiorare al momento giusto.
Il rischio da correre è che le cose imparate a memoria siano espresse come una macchinetta. Il vantaggio invece è che possono più facilmente essere custodite.
Mi piace molto il modo con cui i francesi traducono l’espressione a memoria, loro dicono “par coeur”, conoscere una cosa nel cuore. Che corrisponde al verbo italiano “ricordare”, portare nel cuore. Imparare par coeur è una specie di operazione di salvataggio che ci aiuta a non consumare le informazioni ma a trattenerle.
Don Roberto
Pubblicato il 29 Giugno 2024
in
Storie di fede e Riflessioni