Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Frate Jacopa

Molte volte sono stato ad Assisi. Solamente l’ultima volta ho colto un particolare che mi ha abbagliato.

Dove c’è la tomba di san Francesco e dei suoi compagni Leone, Masseo, Rufino e Angelo, tra le due scale per risalire c’è una tomba che non avevo mai notato, la tomba di una benefattrice romana di cui non avevo mai sentito parlare: Jacopa de’ Settesoli, che san Francesco chiamava “Frate Jacopa”. Nasce nel 1190 a Roma, fu data in moglie giovanissima ad un nobile di Roma e rimase vedova a ventisette anni con due figli. Nel 1210 conobbe san Francesco quando il Santo giunse a Roma per chiedere udienza al Papa Innocenzo III. Jacopa aiutò Francesco e i suoi compagni a trovare un alloggio.

Il legame tra Francesco e Jacopa fu reciprocamente forte tanto che san Francesco venne ispirato da lei per fondare il “Terz’Ordine Francescano” dedicato ai laici, che pur rimanendo a vivere nel mondo desideravano condurre una vita cristiana nello stile del Poverello d’Assisi. Un legame così stretto che quando morì, nel 1239, quasi cinquantenne, venne sepolta nella cripta della basilica francescana davanti alla tomba di Francesco.

Jacopa divenne la sorella di tutti i frati e per lei Francesco rompeva la disposizione che stabiliva che una donna non poteva entrare nei conventi. Francesco diceva: “Aprite le porte e fatela entrare perché per frate Jacopa non c’è da osservare il decreto della clausura relativo alle donne”.

Quando Francesco muore i funerali furono in gran parte sostenuti dalla nobildonna romana. Dopo i funerali Jacopa tornò a Roma per sistemare gli affari di famiglia e poi tornò ad Assisi dove trascorse il resto della sua vita vicino alla tomba dell’amato padre spirituale dedicandosi alla penitenza e alle opere della carità.

La storia di Jacopa, santa e nobile romana, come recita l’epigrafe sulla tomba, mi ha molto colpito. Prima di tutto perché credo che ai più sia una storia sconosciuta. Poi mi ha colpito perché mi ha fatto pensare a tante donne della chiesa. Se Francesco la chiamava “Frate Jacopa” non credo fosse solo perché apparteneva al gruppo dei frati, ma perché in lei venivano riconosciuti i tratti maschili della concretezza, della forza e della dedizione.

Molte volte ce lo diciamo tra preti: se nelle nostre comunità non ci fossero le donne potremmo … chiudere bottega. Le donne hanno una marcia in più, hanno un’energia che travolge, hanno una costanza incrollabile.

Infine la storia di Jacopa mi ha colpito per come una giovane donna, rimasta vedova, trovi la sua strada per continuare a vivere senza rinchiudersi nel dolore, ma inventandosi con coraggio e con amore nuove  possibilità.

Don Roberto



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