Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Ora et labora

Recentemente i giovani mi hanno regalato un libro che mi sono divorato rapacemente. “Il filo infinito” di Paolo Rumiz. Non so perché hanno scelto questo libro, ma mi hanno fatto davvero un gran dono.

L’autore percorre un pellegrinaggio tra i monasteri benedettini e coglie il filo infinito che li collega al Fondatore. Per lui tutto parte nel 2017 da una visita ai paesi terremotati dell’Umbria. Giunto a Castelluccio di Norcia tra le rovine del terremoto è attratto dalla statua che domina nella piazza e che è rimasta intatta. Affascinato da quella statua di san Benedetto incomincia il suo pellegrinaggio con la domanda nel cuore: come è possibile 1500 anni fa che un gigante come Benedetto abbia non solo resistito, lui e i suoi monaci, alle orde barbariche, all’impoverimento della cultura, all’abbandono della fede, alla dissipazione dell’etica… ma abbia impresso una forza incredibile di cambiamento, di rinnovamento e di conversione per l’Italia e per l’Europa intera tanto da essere il Patrono del vecchio continente.

Il segreto sta tutto nella sua Regola e in quell’indicazione lapidaria, ora et labora, che scandisce le ore del giorno e le divide accuratamente tra preghiera e opera. La regola di Benedetto è un volume di trecento pagine, divise in settantatré capitoli.

Rumiz la riassume con un piccolo elenco di insegnamenti: la leadership che si esercita attraverso l’ascolto; l’elezione democratica dell’abate; il prestigio che in nessun modo dipende dall’età; l’apertura ai più giovani; la gestione assembleare delle vertenze interne, che avrebbe poi generato, nella riforma cistercense, il primo parlamento del Continente; la disciplina, ma anche la dolcezza nei rapporti umani; la differenza abissale tra lo zelo dolce e quello amaro.

Una modernità sconvolgente. Basterebbe visitare un monastero benedettino per accorgersi di quanta sapienza umana e cristiana è diffusa tra i monaci, di quanta ricchezza scaturisce da un pensiero antico e sempre nuovo, di quanta forza di rinnovamento sia possibile raccogliere dentro e fuori l’esperienza monastica.

In una delle sue tappe Rumiz incontra Nokter Wolf un monaco tedesco ecclettico ma profondamente ancorato nella regola. Ha recentemente scritto un libro intitolato “imparare dai monaci”. Il senso del libro e di prevenire l’obiezione di chi può pensare: ma io non ho la vocazione ad essere monaco. Per questo Wolf cerca di applicare la Regola di Benedetto alla vita di ogni battezzato. Queste le parole che compongono il percorso della proposta di Wolf: Dimorare in se stessi, mettersi in cammino e liberarsi, vivere un altro tempo, tacere, ascoltare, raccogliersi, immergersi in Dio, pregare, stare insieme, vincolarsi e rimanere, prendere le distanze, dirigere, curare la comunità, andare lì dove fa male, proteggere la creazione, la musica come risposta a Dio, sentirsi accolti, andare fuori.

Tra pochi giorni inizierà l’Avvento, un tempo proficuo per vivere secondo il modernissimo spirito del gigante spirituale Benedetto.

Don Roberto

 



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