Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Gesù è morto o vivo?

Circa duemila anni fa, una notizia clamorosa ha improvvisamente sconvolto gli abitanti di Gerusalemme e tutti i pellegrini raccolti nella città santa per la Pasqua ebraica: un uomo condannato e morto in croce dopo tre giorni è risorto.

La notizia è stata subito circondata da due reazioni opposte: i suoi discepoli dichiararono che giunti al sepolcro lo trovarono vuoto e nelle cronache che ci hanno lasciato, i Vangeli, raccontano di aver compreso che cosa intendesse Gesù quando prima di morire accennava alla Risurrezione. I capi del popolo invece affermarono che si trattava di una menzogna inventata dai discepoli stessi di quell’uomo.

Da allora la notizia della Risurrezione ha sempre diviso l’umanità. Per gli uni Gesù continua ad essere vivo, a parlare, a mostrare segni prodigiosi, a infondere coraggio e speranza a quanti confidano in Lui. Per gli altri Gesù è morto e basta, è un ricordo da archiviare come ogni personaggio storico e non ha nulla a che fare con la vita degli uomini di oggi.

A sostenere la fede dei cristiani non può essere la visione, ma la fiducia in una promessa: “Io sono con voi fino alla fine dei tempi”. Dal momento poi che la sorte della Pasqua il Signore Gesù l’ha condivisa con tutti coloro che credono in Lui, i cristiani sono persuasi che anche i propri cari non sono morti e basta, ma continuano ad essere vivi e in possibile relazione con chi li ricorda.

Vivere con il pensiero di risorgere non è la stessa cosa che vivere con il pensiero di morire e basta.

La Festa di Pasqua è il momento in cui i discepoli di Gesù fremono per il pensiero di risorgere. Lo fanno radunandosi insieme, ascoltando Gesù che parla, cantando con gioia, e dicendo: Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. Tutto questo non si può né fare né dire se si pensa che Gesù sia morto e basta.

Non solo la Domenica di Pasqua, ma in ogni Domenica.

Tuttavia sappiamo anche che essere testimoni della risurrezione non è una cosa automatica. Vi propongo questo piccolo racconto.

“Ma Gesù è morto o vivo?”, chiese la piccola Lucia alla nonna. A dire il vero, era un po’ che le frullava in testa questa domanda, il parroco era arrivato alla scuola materna e aveva spiegato a lungo che Gesù era stato crocifisso e sepolto.

La nonna capì molto bene la domanda della sua nipotina, andò ad aprire il vangelo, le lesse alcuni fatti: le donne erano andate al sepolcro il mattino dopo il sabato e avevano trovato il sepolcro vuoto! E proprio lì stava un angelo ad annunciare che Gesù era vivo! E’ risorto, è glorificato dal Padre che non l’ha lasciato nella tomba! E Lucia era piena di gioia.

Qualche giorno dopo, la nonna si recò con Lucia alla messa domenicale. C’era in mezzo all’altare un prete e tra i banchi poca gente, un po’ triste e un po’ annoiata. Anche le canzoni che una donna dal primo banco intonava erano basse, lente, cantate da pochi e senza convinzione. Allora Lucia, dopo essersi guardata ben bene in giro, disse alla nonna: “Ma loro lo sanno che Gesù è risorto?”.

Molti discepoli di Gesù hanno smesso di radunarsi per l’Eucarestia forse perché sono stati disturbati dalla cattiva testimonianza di coloro che continuano a radunarsi.

Augurarci “Buona Pasqua” è bellissimo ma è anche un impegno di grande responsabilità. È come dire: “Io non credo che Gesù sia morto e basta e voglio testimoniarti la mia speranza”.

Don Roberto



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