Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Uno schiacciatore bravo

I professori universitari attribuiscono la responsabilità delle lacune degli studenti ai professori delle scuole superiori; questi a loro volta agli insegnanti delle medie e questi alle maestre delle elementari e infine queste a quelle della scuola materna. Poi la catena si ferma. Scaricare la responsabilità sembra il frutto più maturo della cultura dell’alibi in cui viviamo.

Ricordate il famoso allenatore di pallavolo Julio Velasco? Fu il commissario tecnico della nazionale italiana di pallavolo maschile dal 1989 al 1996 e portò la squadra italiana ad essere una tra le più forti di tutti i tempi tanto da essere chiamata la generazione di fenomeni.

Nel 2000 a Berlino, in una delle sue conferenze sull’educazione, davanti a esperti, genitori e ragazzi, fece una affermazione eccezionale: gli schiacciatori bravi non criticano mai l’alzata, la risolvono. Con questa immagine spigava quanto fosse pericolosa la cultura dell’alibi e lo scaricare la responsabilità. La cultura dell’alibi impedisce di imparare e perciò di cambiare la realtà.

Quando uno schiacciatore sbaglia subito da la colpa all’alzatore. Poi poniamo il caso, afferma Velasco, che l’alzatore sbagli, egli da la colpa al giocatore che ha il compito della ricezione. Poi la catena si ferma altrimenti il ricettore dovrebbe dare la colpa all’avversario che fa la battuta…

Cosa deve fare dunque un attaccante? Cosa deve fare quando, per esempio, si accorge che un alzatore gli offre una palla sbagliata? Cosa deve fare un attaccante bravo? Cerca una soluzione a partire da quella “palla sbagliata”. Uno schiacciatore non bravo invece tenta il colpo con la palla così com’è, sbagliata appunto, e manda la palla in rete o fuori dal campo e poi si gira arrabbiato verso l’alzatore e gli spiega per filo e per segno dove ha sbagliato e cosa deve fare. Come fare dunque?

Velasco suggerisce alcune azioni. Prima di tutto, in una squadra è necessario distribuire la pressione dello sbaglio su tutta la squadra e non solo su un singolo giocatore. Poi occorre evitare di parlare di ciò che fa l’altro e cercare di essere calmi e concentrati su se stessi. È importante quindi comprendere che l’idea della perfezione l’ha in testa il perdente. Se vogliamo essere perfetti perdiamo, perché afferma Velasco il campione è colui che vince pur non essendo perfetto, perché sa vincere a partire dagli errori e sa convivere con le imperfezioni. Ma soprattutto: gli schiacciatori bravi non criticano mai l’alzata, la risolvono. Questo richiede una grande capacità di imparare, sempre e a qualunque età, altrimenti è impossibile raggiungere qualunque sogno.

Siamo all’inizio di un nuovo anno pastorale. Rivolgo al Signore questa preghiera: aiutami Signore ad attaccare senza mai criticare gli errori degli altri, aiutami a schiacciare correggendo le opportunità sbagliate che mi capitano.

Don Roberto

 



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