Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Cambiare

Penso che anche al Padre Eterno capiti ogni tanto di andare in confusione ascoltando le nostre preghiere. Spesso infatti gli uomini e le donne lo considerano una specie di “ufficio cambio”. E così Gli viene chiesto, da preghiere poco corrette, di cambiare. Di cambiare quello che Lui ha creato e che agli uomini non va bene.

Così accade che la moglie preghi: Signore cambia mio marito. E a sua volta il marito prega: Signore cambia mia moglie. Oppure succede che i genitori insieme preghino: Signore cambia i nostri figli. E a loro volta i figli chiedano: Signore cambia i nostri genitori. E così via.

Quando le nostre insoddisfazioni si tramutano in preghiere credo che il Signore si trovi in difficoltà ad ascoltare e a soddisfare tutti.

Che fare dunque?

C’è un racconto che proviene dal mondo orientale che ci può aiutare.

Quando ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare io mondo.

Diventato maturo e saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po’ lo sguardo e decisi di cambiare solamente il mio paese. Ma anche questo sembrava immutabile.

Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimè non vollero saperne.

E ora mentre sono steso sul letto di morte, all’improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l’esempio avrei poi cambiato la mia famiglia. Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo.

In uno di quei messaggi che rimbalzano sui social mi è capitato di leggere questa frase: “Chi sa fare, fa. Chi non sa fare insegna. Chi non sa insegnare amministra”. Anche Tolstoj l’aveva acutamente intuito quando scriveva che tutti pensano a cambiare il mondo e nessuno a cambiare se stesso.

Nel discorso della montagna Gesù ci offre un’ottima indicazione per cambiare noi stessi: Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: «Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio», mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

Pretendere di cambiare gli altri senza prima aver fatto il possibile per cambiare noi stessi è praticamente vivere nell’ipocrisia.

Diamo dunque una mano al Signore ed evitiamo di pregarlo per cambiare gli altri e chiediamogli piuttosto che ciascuno di noi abbia uno sguardo vero e giusto verso se stesso.

Don Roberto



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