Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Rielaborare il lutto

Quanto tempo ci occorre per rielaborare un lutto? Quali sono i passi da compiere per riuscire a farlo? La morte di una persona cara può addirittura diventare occasione per riprendere nuova forza per vivere e per rivisitare il nostro modo di intendere la serenità, la bellezza e l’esistenza stessa.

Questo è il sentiero percorso da Eric-Emmanuel Schmitt, uno degli autori contemporanei più convincenti, nel suo ultimo libro intitolato “Diario di un amore perduto”. Egli narra la morte della sua amata mamma e redige un diario dei mesi successivi: ci vogliono due anni, dice, per elaborare un lutto.

Ritrascrivo le prime e le ultime parole del libro. Il diario inizia con queste parole: “Mamma è morta stamattina. È la prima volta che mi fa soffrire.

Il libro termina così: “Stamattina mamma è viva, e non è l’ultima volta che mi regalerà gioia.

Tra l’inizio e la fine ci sta appunto il racconto di come egli sia riuscito a trasformare il dolore della morte in nuova energia per vivere.

Ho trovato questo libro molto fluido ed intenso. Come sempre Schmitt sa sorprendere con la sua penna leggera scandaglia temi radicali narrando storie che appartengono a tutti.

Il filo conduttore del libro è la necessità di ricordare per un “dovere di felicità”. Non per malinconia dunque, ma perché ciò che i nostri ci hanno trasmesso può davvero rinvigorire il gusto di continuare a vivere.

Tuttavia non è solo questione di ricordare, che già sarebbe una gran cosa. Perché rivisitare il nostro passato alla luce delle persone che non ci sono più ci aiuta a scoprire chi siamo e bisognerebbe riuscire a redigere il nostro diario per questo sforzo di memoria. Non è solo questione di memoria: il lutto si elabora, cristianamente, quando di fa esperienza che i nostri morti … sono vivi.

Questo percorso non è una passeggiata: lo shock della morte ci scaraventa in un turbinio di sentimenti che possono stordirci: tristezza, paura, ansia, sensi di colpa, rabbia… Schmitt analizza tutti questi sentimenti viaggiando nelle sue memorie toccando il fondo del dolore fino a desiderare di non vivere più. Poi piano piano risale la china attraverso le sue passioni più vere che riconosce come i doni che gli ha trasmesso sua madre: l’amore per l’arte, per il teatro, per la musica, per la scrittura. Così nella sua accanita lotta contro la tristezza scopre la presenza costante di colei che gli ha dato la vita e tante altre cose insieme.

Mentre finisco il libro il cuore mi si apre in una preghiera profonda e sincera per i miei fratelli e sorelle che stanno cercando di rielaborare il loro lutto per coloro che non sono più con noi ma vivono nella vita dell’Eterno Padre.

Don Roberto

 



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