Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Il silenzio di Dio

Con la Domenica delle palme entriamo nella settimana santa. Sono i giorni nei quali siamo chiamati a celebrare e a contemplare la morte e la risurrezione di Gesù, la sua Pasqua, il centro assoluto della nostra fede.

Sullo sfondo delle celebrazioni si staglia la croce, proprio lì, sul legno ruvido della croce, Gesù porta a compimento la sua vita. La croce svela il senso della sua vita compiuta nel segno dell’offerta totale di se. Ma non è la sofferenza il senso della sua morte. Il senso della vita di Gesù non è nascere per soffrire, ma nascere per amare. Ed il suo amore è stato incondizionato e libero, fino alla fine.

Una cosa appare, come inquietante, nella scena della morte di Gesù: il silenzio del Padre. Quel Padre tanto pregato dal Figlio, quel Padre a cui Gesù affida il suo Spirito prima di morire. Che ruolo ha avuto Dio nella croce? Dio, e questo è inquietante, sta in silenzio. Ma che tipo di silenzio è quello di Dio? Ci sono concesse per lo meno due interpretazioni.

La prima: Dio è in silenzio perché è indifferente. Questa in realtà è la percezione di molti uomini e di molte donne di fronte alla sofferenza e alla morte. L’indifferenza di Dio l’aveva scandagliata Giobbe nel profondo delle sue viscere, nella sua vicenda di uomo innocente e sofferente. Cosa importa a Dio della mia sofferenza? Cosa importa a Lui della sofferenza di chi non ha nessuna colpa per soffrire? Cosa importa delle lacrime dei disperati e delle urla di chi è schiacciato dall’immenso peso del dolore? E se gli importa qualcosa perché tace?

La seconda interpretazione, quella che siamo chiamati a sposare, è pensare che sulla croce Dio tace semplicemente … perché non ha più nulla da dire. Non ha più niente da aggiungere perché quello che accade sul Calvario contiene ogni sua Parola.

San Giovanni della Croce, in una sua esperienza mistica, interroga il Padre sul dolore e sul silenzio di Dio e sente risuonare nella coscienza questa risposta del Padre: “Ho già detto tutto nella mia Parola, il Figlio Gesù. Cosa ti posso rispondere o rivelare ora che sia più di questo? Poni gli occhi solo in Lui, perché in Lui ti ho detto e rivelato tutto, e troverai in Lui ancor più di quello che chiedi e desideri… Se volessi che ti dicessi qualche parola di consolazione, guarda mio Figlio, soggetto a me, assoggettato al mio amore e afflitto, e vedrai quante te ne dirà”.

Il silenzio di Dio non è imperscrutabile. Anzi il suo silenzio è la Parola più eloquente che possa comunicarci, perché ci dice che in Gesù, morto sulla croce, c’è tutta la sua Voce. Non c’è da aggiungere altro.

Altro che indifferenza. Con il silenzio Dio ci conferma il sentiero da seguire: vivere il prezzo di una vita donata anche nella sofferenza, liberamente e per amore, fino in fondo.

Don Roberto



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