Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

il sito web della comunità parrocchiale San Giuseppe di Dalmine

Chi ci sarà mai dentro?

Viene spesso spontaneo identificare la parrocchia con il parroco. Se per certi aspetti è inevitabile, per altri è dannosamente riduttivo. È inevitabile perché il parroco è il responsabile ultimo della parrocchia per il suo ministero di presidenza ed è disponibile 24 ore su 24 per la sua comunità, che è la sua casa, la sua famiglia, la sua sposa, la sua vita. È tuttavia riduttiva questa identificazione perché non fa percepire l’importanza che ogni battezzato ha per la parrocchia.

Da cosa dipende la vivacità di una parrocchia? Dall’abilità del parroco o dall’amore dei parrocchiani per la propria parrocchia?

Da che cosa dipende l’inerzia di una parrocchia? Dalla negligenza del parroco o dal disamore dei parrocchiani per la propria parrocchia?

Ovviamente da entrambi le cose.

I parrocchiani sono felici quando il parroco è santo e il parroco è felice quando i parrocchiani amano la parrocchia.

Mentre pensavo a queste cose e mi domandavo se la nostra parrocchia è viva o morta mi è ritornato alla mente un racconto.

Sui muri e sul giornale della città comparve uno strano annuncio funebre: «Con profondo dolore annunciamo la morte della parrocchia di Santa Eufrosia. I funerali avranno luogo domenica alle ore 11».

La domenica, naturalmente, la chiesa di Santa Eufrosia era affollata come non mai. Non c’era più un solo posto libero, neanche in piedi. 

Davanti all’altare c’era il catafalco con una bara di legno scuro.

Il parroco pronunciò un semplice discorso: «Non credo che la nostra parrocchia possa rianimarsi e risorgere, ma dal momento che siamo quasi tutti qui voglio fare un estremo tentativo. Vorrei che passaste tutti quanti davanti alla bara, a dare un’ultima occhiata alla defunta. Sfilerete in fila indiana, uno alla volta e dopo aver guardato il cadavere uscirete dalla porta della sacrestia. Dopo, chi vorrà potrà rientrare dal portone per la Messa».

Il parroco aprì la cassa. Tutti si chiedevano: «Chi ci sarà mai dentro? Chi è veramente il morto?».

Cominciarono a sfilare lentamente. Ognuno si affacciava alla bara e guardava dentro, poi usciva dalla chiesa.  Uscivano silenziosi, un po’ confusi.

Perché tutti coloro che volevano vedere il cadavere della parrocchia di Santa Eufrosia e guardavano nella bara, vedevano, in uno specchio appoggiato sul fondo della cassa, il proprio volto.

San Pietro chiama i battezzati: “pietre vive” che concorrono all’edificazione della chiesa. La parrocchia è viva perché le sue pietre sono vive.

In queste settimane stiamo cercando di ripartire: sono stati celebrati i sacramenti dell’iniziazione cristiana, stiamo preparandoci a giocare la partita del catechismo con una sperimentazione che mette al centro la soggettività della famiglia, vorremmo, sia pure nel rispetto delle regole, riaprire l’oratorio, ecc..

Ma per tutto questo e altro ancora c’è davvero bisogno di mettere insieme le pietre vive, per una parrocchia vivace.

Don Roberto

 



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