Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Tre preti

Con tanta gioia la nostra Diocesi di Bergamo accoglie il dono di tre nuove ordinazioni sacerdotali. Ma anche con un po’ di tristezza, perché tre sono davvero pochi, considerando le necessità delle parrocchie.

Tuttavia tre preti sono un grande dono, sono una piccola fiamma tremolante che può illuminare la notte del calo numerico delle vocazioni.

Un bellissimo racconto immaginario dice che durante l’Ascensione, Gesù gettò un’occhiata verso la terra che stava piombando nell’oscurità. Soltanto alcune piccole luci brillavano timidamente sulla città di Gerusalemme. L’Arcangelo Gabriele, che era venuto ad accogliere Gesù, gli domandò: «Signore, che cosa sono quelle piccole luci?».

«Sono i miei discepoli in preghiera, radunati intorno a mia madre. E il mio piano, appena rientrato in cielo, è di inviare loro il mio Spirito, perché quelle fiaccole tremolanti diventino un incendio sempre vivo che infiammi d’amore, poco a poco, tutti i popoli della terra!».

L’Arcangelo Gabriele osò replicare: «E che farai, Signore, se questo piano non riesce?». Dopo un istante di silenzio, il Signore gli rispose dolcemente: «Ma io non ho un altro piano…».

Non ci sono altri piani, Dio non ha altri progetti. Il bello è pensare che ciascuno di noi fa parte del piano di Dio, ed è indispensabile perché continui ad esserci un po’ di luce nella notte del mondo.

L’Ordinazione sacerdotale di un giovane pone sempre alcune domande.

Che cos’è la vocazione? Dove nasce la vocazione? È dono e chiamata di Dio o è scelta dell’uomo?

Provo a balbettare alcune risposte, dopo tanti anni di sacerdozio.

La vocazione è un termine che implica una serie di significati che sono sempre filtrati da un vissuto personale. Per me la vocazione è da intendere come una dinamica di sinergia tra la volontà del Signore e il mio desiderio di autorealizzazione. Ad un certo punto scopro che ciò che vuole Dio si mette insieme con ciò che voglio io. E viceversa. È uno scambio di volontà, di libertà e di amore.

Infatti al giovane candidato a diventare prete il Vescovo chiede: “Vuoi?”.

Ma questa domanda non è da relegare al tempo della giovinezza, una volta per sempre. È invece un discernimento da compiere sempre, ad ogni età della vita: quando la volontà di Dio incontra e si identifica con la mia volontà nasce la vocazione. Nasce ogni giorno la vocazione ed ogni giorno è nuova.

A rendere poi feconda la vocazione è l’opera dello Spirito Santo. La sua opera è la seminagione e come avviene per la vita umana, su migliaia e migliaia di semi solo uno genera. Se lo Spirito è il seme, la facoltà maschile della generazione, c’è ovviamente bisogno di un grembo che accolga il seme. Questo grembo è il buon humus della terra, è il “buon umore” della chiesa.

L’humus nel quale il seme della vocazione diventa fecondo si chiama comunione: come un luogo acido e secco non è adatto per la semina, così una chiesa senza la gioia della comunione non è adatta ad accogliere la seminagione dello Spirito Santo.

La comunione è la dimensione profetica che una comunità può anche oggi offrire al mondo è la luce che può brillare nella notte del mondo.

A pensarci bene un giovane può davvero essere ancora affascinato da ciò che è più proprio nella chiesa: la gioia della comunione, la forza dello Spirito Santo nella comunità.

Auguri dunque ai tre giovani novelli sacerdoti. Ma anche “forza e coraggio!” alla nostra parrocchia perché possa essere grembo di comunione fecondato dal seme dello Spirito Santo.

Don Roberto



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