Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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L’alfabeto della Parrocchia 3: L come LACRIME

Un giorno Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Tu non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata”. Anche Gesù ha versato lacrime, ha pianto per il dolore di non essere stato accolto e compreso.

Nel 2015 don Luca Saraceno ha pubblicato il volume intitolato: “La saggezza delle lacrime”, un testo nel quale si mette in evidenza quello che l’autore chiama il Magistero delle lacrime di papa Francesco: nei discorsi, messaggi, omelie, lettere, meditazioni quotidiane, angelus, moltissimi sono i riferimenti del papa alla funzione purificatrice del pianto. Il pianto è, sempre e comunque, il linguaggio non verbale di un cuore traboccante non solo di preoccupazione, impotenza e dolore ma anche, e soprattutto di amore, di fiducia e di tenerezza.

Tutti gli uomini naturalmente piangono ma il saper piangere è grazia che appartiene solo a pochi: unicamente ai cuori ricchi di compassione, sensibili alle tragedie e alle esigenze della storia e in ardente e fedele ascolto della parola di Dio.

Nel magistero del Papa è possibile individuare una specie di “settenario delle lacrime”, sette tipi di pianto.

Le lacrime di gioia che fluiscono dagli occhi per le esperienze di pienezza e per la gratitudine per ogni espressione d’amore ed in particolare per sentirci amati dal Signore.

Le lacrime di pentimento per il riconoscimento di ogni storia di errore, di tradimento e di cattiveria, come Pietro che piange dopo aver rinnegato il Signore.

Le lacrime di inquietudine d’amore che nascono da un cuore che desidera e spera solo il bene di chi si ama, sono le lacrime degli innamorati, delle mamme, dei papà, degli amici.

Le lacrime di fedeltà che manifestano il sacrificio di chi non molla, di chi piange silenziosamente per sostenere, curare, correggere e incoraggiare i fratelli.

Le lacrime di compassione di fronte al dolore dei fratelli, come Gesù di fronte alla morte di Lazzaro o alla vista di Gerusalemme. È il pianto che nasce dal cuore che sa condividere la sofferenza del prossimo.

Le lacrime di consolazione per ogni volta che dopo il dolore abbiamo qualcuno che ci offre la sua vicinanza: Beati quelli che sono nel pianto perché saranno consolati.

Le lacrime di beatitudine che sgorgano quando siamo vicini a Gesù e condividiamo con Lui l’esperienza dell’amore che tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

Il pianto umanizza l’uomo, lo rende più vero e più buono. Al contrario il non saper piangere rende l’uomo disumano, insensibile e crudele.

Molti santi per grazia hanno il dono delle lacrime, perché come diceva Victor Hugo, l’uomo vede bene Dio soltanto attraverso le lacrime. Le lacrime sono dunque la manifestazione della nostra più profonda umanità e possono anche essere il segno di chi vuole intraprendere un vero cammino di conversione.

Don Roberto

 



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