Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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L’alfabeto della Parrocchia 3: F come FARISEI

La parola fariseo significa separato. Il senso fa riferimento ai membri di una setta religiosa e politica ebraica che ritenevano di essere i migliori, separati cioè da tutti gli altri. Predicavano una rigorosa osservanza della legge. Gesù condanna, senza mezzi termini, i farisei per due ragioni fondamentali: il formalismo, che metteva le regole davanti alle persone, e la doppiezza, che li portava ad essere eccessivamente attenti all’apparenza a discapito della verità e della coerenza.

Per questo i farisei hanno avuto un ruolo determinante nella condanna a morte di Gesù.

Gesù attribuisce ai farisei titoli molto pesanti: li chiama, ipocriti, sepolcri imbiancati, vipere… ed esorta i suoi discepoli a guardarsi dal “lievito dei farisei”.

La questione principale è che i farisei si consideravano talmente bravi, per quanto facevano, che ritenevano di salvarsi da soli, rendendo così vana la Grazia di Dio. L’autocelebrazione dei farisei è esattamente agli antipodi rispetto a Gesù, allo stile evangelico, alla proposta di accogliere la salvezza con umiltà, come un dono.

I farisei esistono ancora oggi. Non solo tra gli ebrei. Anche nella chiesa, tra i cristiani, discepoli di Gesù. Per semplificare questo potrebbe essere uno schema di verifica per evidenziare il lievito del fariseismo per potrebbe far fermentare anche le dinamiche all’interno della comunità cristiana.

Lanciare accuse come se qualcuno potesse ergersi a giudice di altri.

Essere ipocrita, dire una cosa e farne un’altra, fare le cose solo per l’apparenza, mettersi la maschera e recitare una parte, avere una vita doppia, falsa, non coerente.

Onorare Dio solo con le labbra e avere il cuore lontano dalla verità di un culto umile e sincero, vanificando il senso di ogni celebrazione e di ogni preghiera.

Dare più valore alla tradizione e alle regole che alle persone con le loro storie e alle relazioni da costruire con passione, fare le cose solo perché si devono fare, senza sapere perché si fanno.

Mettere sulle spalle degli altri pesi che non si è disposti a portare, essere molto severi con gli altri e molto libertini con se stessi, dire agli altri che devono santificarsi e camminare invece sulle strade storte del peccato.

Fare le cose per essere ammirati dagli altri, farsi vedere quando si compie il bene per essere lodati, saziare costantemente la propria sete di vanagloria e di potere, sbandierare a destra e a sinistra ciò che si fa.

Pensare di impadronirsi della Parola di Dio cercando di interpretarla piegandola ai propri interessi e comodità, cercare la propria volontà anziché la volontà di Dio.

Presumere di essere perfetti, di non avere nulla da correggere e perciò adirarsi quando qualcuno ci fa notare i nostri sbagli.

Lo Spirito del Signore ci aiuti a guardarci dentro, nella nostra coscienza, con tutta sincerità e a difenderci dal lievito dei farisei.

Don Roberto

 



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