In un libro bellissimo, intitolato “Etica per un figlio”, un papà scrive una lunga lettera a suo figlio che sta per diventare maggiorenne. Gli rivolge questo augurio: Lo sai qual è l’unico dovere che abbiamo nella vita? Quello di non essere imbecilli. Ma non ti credere, la parola «imbecille» è più sostanziosa di quello che sembra. Viene dal latino baculus, che significa «bastone», e l’imbecille è chi ha bisogno di un appoggio, del bastone per camminare. (…)
Poi l’autore prosegue con un lungo elenco di situazioni in cui le persone possono rivelarsi imbecilli, bisognose di un bastone.
Imbecille è colui che crede di non volere nulla, dice che tutto gli è indifferente, e non fa altro che sbadigliare o dormicchiare anche se tiene gli occhi aperti e non russa. Colui che crede di volere tutto, la prima cosa che gli capita davanti e il suo contrario: andare via e restare, ballare e rimanere seduto, tutto in una volta. Colui che imita i desideri di chi gli sta vicino oppure sostiene il contrario «perché sì», e tutto quello che fa è dettato dall’opinione della maggioranza tra quelli che lo circondano: è conformista senza averci riflettuto o ribelle senza motivo.
Colui che vuole con forza, è aggressivo, non si ferma davanti a niente, ma sbaglia nel giudicare la realtà, si lascia depistare completamente e finisce per scambiare per benessere ciò che lo distrugge.
Ciascuno di questi esempi di imbecillità ha bisogno di un bastone, ossia di appoggiarsi a qualcosa d’altro, qualcosa di esterno che non ha nulla a che vedere con la libertà.
L’esatto contrario di essere imbecille è avere una coscienza. La nostra coscienza è il vero bastone su cui ci possiamo appoggiare per essere davvero liberi.
Ma la coscienza non si vince alla lotteria e non cade dal cielo. La coscienza è una facoltà che va formata con pazienti esercizi di discernimento.
L’autore, spiegando al figlio come può essere formata la coscienza perché sia in grado di guarire dall’imbecillità, offre alcune indicazioni preziose:
– Essere consapevoli che non è vero che una cosa vale l’altra, dal momento che vogliamo vivere veramente e vivere bene, umanamente bene.
– Essere disposti a stabilire se quello che facciamo corrisponde a quello che veramente vogliamo o no.
– Sviluppare, con la pratica, il buon gusto morale.
– Rinunciare a cercare alibi che nascondano il fatto che siamo liberi e dunque ragionevolmente responsabili delle conseguenze dei nostri atti.
Per noi cristiani il discorso sulla coscienza si arricchisce di altre considerazioni. Innanzitutto vale la pena ricordare la definizione, rimasta a mio avviso insuperata, di san Tommaso che definì la coscienza come: “La voce di Dio in me”. Noi abbiamo, secondo san Tommaso, in ogni momento della nostra vita, la possibilità di ascoltare la voce di Dio. Dove? Nel profondo della nostra coscienza. Non perché abbiamo visioni straordinarie, non perché proviamo esperienze sensoriali, ma perché possiamo avere in modo vivo l’incontro con la Sua voce ogni volta compiamo un autentico esercizio di discernimento nella nostra coscienza.
Quale potrebbe essere il regalo più bello che i genitori possono fare?
Aiutarlo perché impari a fare bene l’esame di coscienza. Avrebbe così la facoltà di percepire la voce di Dio e di essere libero.
A san Tommaso fa eco il Concilio Vaticano II nella Gaudium et Spes al numero 16 quando afferma: “L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio nel suo cuore: obbedire ad essa è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato”
Dice il catechismo che le accezioni della coscienza sono:
La capacità di analizzare eticamente la vita propria e il comportamento altrui, nel bene e nel male; l’interiorità profonda dell’essere umano la quale è in grado di orientare le sue azioni morali e la prassi di vita ispirata dalla conoscenza esistenziale dell’esperienza divina e dalla logica relazionale.
Dire ad una persona di non essere imbecille, etimologicamente equivale a dirgli: non appoggiarti su niente che non sia la tua coscienza.
Se davvero ciascuno imparasse ad esaminare la propria coscienza sparirebbero tutti gli imbecilli.
Don Roberto
Pubblicato il 16 Agosto 2025
in
Storie di fede e Riflessioni