Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Adulto

Ma chi è l’adulto? La parola è molto interessante. Adulto è il participio passato di adolescere. È colui che ha compiuto il cammino della crescita. Ma c’è un’altra parola che gli assomiglia ma è esattamente una sua contraffazione, è la parola adultero, che significa traditore, infedele. A se stesso prima di tutto. Essere adulto non è una questione di anagrafe, ma di maturità.

Una persona o è adulto o è adultero. Come fa un adulto ad essere punto di riferimento per i suoi figli se è adultero?

Vi propongo tre testi per stimolare la riflessione ed il confronto.

Il primo è di Papa Francesco che in un suo discorso ha offerto un’analisi interessante sul rapporto tra i giovani e gli adulti, mettendo in evidenza la grave mancanza degli adulti come punti di riferimento: I giovani sono orfani di una strada sicura da percorrere, di un maestro di cui fidarsi, di ideali che riscaldino il cuore, di speranze che sostengano la fatica del vivere quotidiano. Sono orfani, ma conservano vivo nel loro cuore il desiderio di tutto ciò! Questa è la società degli orfani. Pensiamo a questo, è importante. Orfani, senza memoria di famiglia: perché, per esempio, i nonni sono allontanati, in casa di riposo, non hanno quella presenza, quella memoria di famiglia; orfani, senza affetto d’oggi, o un affetto troppo di fretta: papà è stanco, mamma è stanca, vanno a dormire… E loro rimangono orfani. Orfani di gratuità: quello che dicevo prima, quella gratuità del papà e della mamma che sanno perdere il tempo per giocare con i figli. Abbiamo bisogno di senso di gratuità: nelle famiglie, nelle parrocchie, nella società tutta.

Il secondo testo è di Giacomo Poretti, l’amico di Aldo e di Giovanni. Il testo è tratto da “È più facile fare il premier che fare il papà”. È un testo che da un lato mostra la confusione che regna oggi e dall’altro l’urgenza di trasmettere, di padre in figlio, con sapienza ciò che vale:

«Se i figli moderni chiedono: «Papà, cosa preferisci: la pasta o il riso?», loro rispondono: dipende… Papà, ma tu voti a destra o a sinistra? Dipende… Se i figli domandano se bisogna sempre dire la verità, i papà moderni rispondono: dipende… Ma papà bisogna fermarsi per far passare i pedoni sulle strisce? Dipende… Ma papi, è vero che fa male farsi uno spinello? Dipende… Papà, ma a te piacciono le donne vero? Dipende… Mio papà, a cui è sempre piaciuto il risotto, mi ha insegnato cose meravigliose: a fare il presepe, a tifare per l’Inter, a fare il nodo della cravatta, a fare la barba con la lametta, ad andare in bicicletta, a bere un bicchiere di vino tutto d’un fiato, a vestirsi bene la domenica, a essere bravo nel lavoro, a cercare di avere sempre un amico, a portare un mazzo di fiori ogni tanto a tua moglie, a ricordarsi dei nonni e dei nostri morti, perché noi senza di loro non ci saremmo, perché Giacomo è figlio di Albino il fresatore, che era figlio di Domenico il mezzadro, figlio di Adriano il ciabattino che era figlio di Giuseppe il falegname figlio di Giosuè lo stalliere…».

Il terzo testo è del famoso e discutibile rapper Fedez che intitola una sua canzone: “Generazione Boh” nella quale l’autore descrive in maniera molto critica il mondo degli adulti, perché con questi adulti, dice Fedez, abbiamo più punti interrogativi che punti di riferimento. Colpisce che un tempo erano i grandi che chiamavano gli adolescenti Generazione Boh, oggi sono i giovani che lo dicono agli adulti.

Ce n’è davvero molto di lavoro da fare per aiutare gli adulti a diventare participio passato e a non essere adulteri.

Don Roberto



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