Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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L’alfabeto della Parrocchia 3: Q come QUALITÀ

Cosi definisce la parola qualità il dizionario: è la proprietà e il valore che caratterizza una persona, una cosa, un oggetto o una situazione, come specifico modo di essere, soprattutto in relazione a particolari aspetti e condizioni, attività, funzioni e utilizzazioni.

Spesso si avverte, in ogni ambito, la necessità di fare la “verifica di qualità”, della vita, dell’aria, dei prodotti, di un’azienda, della scuola…

Anche nella chiesa avremmo questa necessità: verificare se la nostra realtà ecclesiale si avvicina o no al modello ideale di chiesa. Questo modello è delineato in un versetto del libro degli Atti degli Apostoli che dice: i discepoli del Signore erano assidui nell’ascolto dell’insegnamento degli Apostoli, nella Frazione del pane, nelle preghiere e nell’amore fraterno.

Da più di duemila anni ogni parrocchia si riferisce a queste quattro assiduità per verificare la qualità della propria funzione: la proposta della catechesi, la celebrazione liturgica, la vita di preghiera e l’organizzazione della carità.

Nella visione clericale della chiesa sembrerebbe che ad imprimere qualità alla chiesa sia principalmente il pensiero e l’opera del Papa, dei Vescovi e dei Sacerdoti. Mentre nella visione di chiesa come popolo di Dio, fortemente sottolineata dal Concilio Vaticano II, la qualità della chiesa è caratteristica di ogni battezzato, dei laici e di ogni laico.

Partendo dalle quattro assiduità degli Atti degli Apostoli e parafrasando il titolo di un saggio di Musil, L’uomo senza qualità, si potrebbe, non senza ironia, affermare che un cristiano che non partecipa alla catechesi, non frequenta l’Eucarestia, non prega e non testimonia la carità, è un cristiano senza qualità, che contribuisce decisamente a rendere la chiesa senza qualità.

La qualità nella chiesa, come in tutte le cose del resto, non è mai casuale, è sempre il risultato di uno sforzo comune, pieno di passione e di intelligenza, e fare le cose bene, anche quando nessuno ti sta guardando.

Il contrario della qualità è la mediocrità, cioè quell’atteggiamento che poi diventa stile di vita, che porta a scegliere di non fare, non rischiare, non scoprire sentieri nuovi, non provarci. Il mediocre è colui che non sviluppa il suo massimo potenziale, come quando a scuola dicevano ai nostri genitori: potrebbe fare di più.

Scegliere di rimanere nella mediocrità è vivere “al minimo” e non avere grandi sogni.

Il nostro valore non dipende tuttavia dal nostro impegno ma dal marchio di qualità che è stato impresso in noi nella creazione: ad immagine di Dio siamo stati creati.

Questo marchio ci è stato confermato nel Battesimo. La nostra qualità dipende dunque dall’azione dello Spirito Santo in noi, quando gli diamo la libertà di operare prodigi e gli permettiamo, come docili strumenti, di servirsi delle nostre qualità e dei nostri talenti per la crescita della chiesa e per la promozione del mondo.

Don Roberto

 



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