Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Alla prossima

È la forma di saluto forse più bella. Si sottintende: alla prossima volta: è un bel modo di dire ci rivedremo. Si dice quando ho vissuto un bel momento di festa e di ritrovo con gli amici o i familiari: alla prossima… avremo ancora momenti belli! Si dice quando un’occasione è andata persa: alla prossima ci riproveremo, avremo un’altra chance. Si dice quando non posso presenziare ad un evento, acconsentire ad un invito: questa volta non riesco proprio, ma alla prossima farò il possibile.

“Alla prossima” è un’espressione dallo squisito sapore di futuro. Se poi non è una scusa o un disimpegno, ma è davvero un desiderio di futuro, di procurarsi nuove occasioni per l’avvenire, allora non è solo un modo di dire ma è l’espressione dell’entusiasmo di incontrarci.

Qualche settimana fa mi è capitato un fatto insolito. Mi trovavo al cimitero, dopo la celebrazione di un funerale. La sepoltura è preceduta dal corteo che partendo dall’ingresso del cimitero conduce alla tomba. Nel corteo si prega e si professa il credo. Giunti al luogo della sepoltura si recita l’ultima preghiera di benedizione. Poi c’è sempre il momento più straziante: i parenti si avvicinano e toccano per l’ultima volta la bara, è effettivamente l’ultima carezza, l’ultimo saluto, ma non l’ultimo pianto. Le lacrime sono il mio pane giorno e notte, dice il salmo. C’è sempre molta compostezza e tanta pietà.

In quel momento succede una cosa che mi ha letteralmente spiazzato, non me l’aspettavo: si avvicina la moglie e con una serenità impressionante si lascia sfuggire un’espressione sussurrata che ai più dev’essere sfuggita ma non a me che mi trovavo vicinissimo. Toccando la bara dice: “Dai, dai, alla prossima!”.

C’è una professione di fede nella vita eterna più bella di questa? Non sono  riuscito a trattenere un dolce sorriso. Ho trovato nel lampo di questo saluto la sintesi mirabile di tutta la teologia e di tutto il catechismo. Quel “dai, dai, alla prossima” mi è sembrato come una pacca sulle spalle per dire su coraggio!, non finisce tutto qui, sii forte nell’affrontare l’ultimo viaggio, ci vedremo alla prossima occasione. È stato un po’ come fissare un prossimo appuntamento. La prossima occasione è il Paradiso.

Quel giorno tornando dal cimitero mi è venuto in mente il nostro Papa  Giovanni  di Sotto il Monte che nel breviario teneva un pezzo di carta sul quale, dopo la morte della sorella, aveva scritto queste parole: La vita è come un viaggio, come un viaggio per mare. Diciamo addio a coloro che amiamo, con il cuore a pezzi. Ma quando arriviamo, alla fine del viaggio, troviamo altre persone care che aspettiamo. Questo viaggio lo dobbiamo fare tutti. Un viaggio che qualcuno ha già fatto e che tutti faremo.

La familiarità con la morte è possibile per noi cristiani perché la consideriamo la penultima esperienza della nostra esistenza. Nel frattempo non ci manchi l’entusiasmo di sussurrare ai nostri cari: “Alla prossima!”.

Don Roberto

 



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