Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

il sito web della comunità parrocchiale San Giuseppe di Dalmine

Da dove ci verrà l’aiuto?

Continuiamo dappertutto a respirare un’aria di insicurezza e di scoraggiamento.

Sarà per la situazione storica che stiamo vivendo. Sarà per la crisi, per la mancanza di lavoro, i richiedenti asilo, le nuove povertà, le periferie esistenziali… Sarà per tante altre cose ma serpeggia una sfiducia generale di fronte alla quale anche noi, con il salmista diciamo: “Da dove ci verrà l’aiuto?” e dopo esserci interrogati con queste parole rispondere, sempre con le parole del salmo 120, “il nostro aiuto viene dal Signore che ha fatto cielo e terra”.

Abbiamo una testimonianza incoraggiante davanti a noi, quella di papa Francesco che ci esorta tutti a vivere con fiducia e serenità anche questo nostro tempo così travagliato.

Abbiamo il tempo di grazia del Giubileo della misericordia per sperimentare che il nemico principale della gioia non è la sofferenza, la fatica, il sacrificio, ma è l’egoismo, l’insensibilità, la chiusura delle porte, la chiusura in noi stessi. L’egoista sarà sempre triste, anche se ha tutto. La misericordia a cui ci esorta il papa è aprire le porte al perdono per divenirne a nostra volta testimoni. In questo Giubileo, dice papa Francesco, la chiesa è chiamata a curare le ferite dell’umanità, a lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà.

Abbiamo una famiglia e una comunità nelle quali esercitarci nella misericordia. Non con solenni proclami ma con piccoli gesti di attenzione e di premura, di riconciliazione e di ospitalità rinnovata.

Sì, l’aiuto viene dal Signore, ma a noi spetta il compito di fare tutto quello che dipende da noi per non chiuderci in noi stessi, il compito di aprire le porte, di ricercare nuove vie concrete di accoglienza e di fraternità. Questo compito, lo sappiamo, non è per nulla facile, perché siamo tentati sempre di aspettare che altri si muovano e di pensare che è più comodo fare il secondo passo, non il primo, che è il più difficile.

Il Signore che contempliamo a Natale fa il primo passo. È coraggioso perché accetta di compromettersi con l’umanità, consegnandosi nelle nostre mani. È coraggioso perché, rispettando la nostra libertà, non può sapere che fine farà il dono del suo amore. Può essere che lo accogliamo, ma può anche essere che ci scivoli via, che non lasci nessuna traccia in noi o che venga rifiutato.

Il coraggio di Dio è sostenuto dalla fiducia che nutre per noi, per questo ogni giorno ci dà una nuova possibilità.

Dice papa Francesco: “È mio desiderio che il Giubileo sia esperienza viva della vicinanza del Padre, quasi a voler toccare con mano la sua tenerezza, perché la fede di ogni credente si rinvigorisca e così la testimonianza diventi sempre più efficace”.

Auguri di buon Natale perché ognuno possa toccare con mano la tenerezza di Dio.

Don Roberto



in I tempi forti dell'anno liturgico