Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Venerdì Santo 2016 – Alcune testimonianze lette durante la celebrazione

Prima Testimonianza

C’è un angolo nel cuore, nella mente e nell’animo di ognuno di noi dove riponi la cosa più cara.

Nel mio cuore, nella mia mente e nel mio animo ho da sempre una sola immagine, una sola visione: quella di una donna: la cosa più lieta della mia triste esistenza.

Parlo di mia figlia: di Paola.

Ho quasi quarant’anni. Molti dei quali trascorsi in carcere.

In queste poche righe apro il mio cuore, e cerco di scrivere quello che a voce ho difficoltà e paura a dire.

Ho una figlia fuori da queste mura. Un pensiero stupendo che mi spinge a non mollare.

Ho già mollato la mia esistenza quando sposai la causa della droga. Cercavo un rifugio, la libertà, la gioia. Ho trovato solo lacrime, vergogna e dolore. Non solo dolore fisico ma, soprattutto, quello interiore.

Il pensiero di Paola è come uno stimolo: il mio stimolo.

Ho paura di uscire da qui.

Ho paura di quello che troverò fuori.

Ho paura della gente, degli occhi della gente.

Ho paura dei pregiudizi.

Ho paura di quello che mia figlia pensa e penserà di me.

Sono il padre sì, ma finora gli sono stato lontano. Certo, non per mia scelta, ma a chi posso imputare questa colpa se non a me stesso? Non mi compiango, guardo la realtà con gli occhi aperti. Cerco di vivere non di sopravvivere, non mi compatisco.

Gli anni ed i mesi, per fortuna, passano. Il giorno del mio ritorno a casa si avvicina. Spero di avere ancora una casa. Non le mura, ma la casa con la C maiuscola. Il luogo dove tornare. Il luogo dove c’è qualcuno che ti aspetta.

Ho paura di essere un estraneo tra le persone a me care.

Non mi illudo. Se la mia attuale condizione è questa, la colpa è soltanto mia, delle mie debolezze, dei miei ideali irraggiungibili.

Sto apprezzando le cose più semplici, le cose più vere. Ho rivalutato le cose di tutti i giorni, quelle più banali.

Il tempo per pensare in carcere è smisurato. Rivedi il film della tua vita. Le scene del tuo passato. Vorresti avere un telecomando per riportare tutto com’era una volta. Eliminare le cose brutte. Rivedere all’infinito i momenti belli. Magari si potesse.

Chissà se mia figlia un giorno capirà. Chissà se darà una possibilità ad un ex galeotto come me.

Oggi, mi sento pronto ad abbracciare la mia croce.

Oggi mi sento pronto a riabbracciare mia figlia.

Di sicuro mi chiederà dove sono stato.

Io le dirò a RINASCERE: stavolta per non morire più.

 

Seconda Testimonianza

Te ne sei andata un mese fa.. non hai mai mollato.. abbiamo parlato tanto.. abbiamo riso e pianto insieme..

Mi manchi..

Quando sono entrata in università eri felicissima.. lo dicevi a tutte le infermiere del reparto… è mancato poco che lo dicessi anche al primario..

Non mi importava delle occhiaie, degli occhi che si chiudevano, delle corse, delle notti quasi insonni.. mi bastavi tu… mi bastava il tuo sorriso..

Mi hai detto infiniti grazie.. non servivano.. il grazie più grande lo devo dire io a te.. che mi hai cresciuta..

che mi hai dato un fratello.. che mi hai fatto da guida, da consigliera.. mi hai sempre detto ciò che pensavi..

Hai sempre saputo come prendermi e capivi quando avevo bisogno di stare sola.. ma non mi lasciavi mai.. c‘eri sempre, per qualsiasi cosa.. eri una presenza silenziosa, eri la mia roccia..

Vorrei raccontarti tutto ciò che mi succede, tutto quello che penso, le mie paure, le mie ansie.. ma solo a te.. perché certe cose le potresti capire solo te.. mi conoscevi meglio di quanto forse mi conosca io..

Mi manca sentire la tua voce, salutarti, per l’ennesima volta, dalla finestra prima di andare in università, scriverti mille volte se andasse tutto bene..

Siamo state insieme fino alla fine.. Sei e sarai sempre la mia Stella polare.. mi manchi..

salutami papà

 

Terza Testimonianza

Sono una ragazza di 22 anni, vengo dalla Romania, la mia non è una storia bella, non è la storia di un libro ma è una storia vera, una storia che a me ha fatto troppo male.

Fin da piccola la mia vita non è stata facile, mio padre era un uomo violento che mi picchiava senza motivo …

Un giorno mi sono stancata di tutto questo e ho deciso di andare via.

Avevo una relazione da due anni con un ragazzo rumeno che viveva in Italia e che ritornava in Romania ogni due mesi.

I problemi con mio padre mi hanno fatto decidere di accettare l’invito del mio ragazzo di seguirlo in Italia, pensando di trovare tranquillità.

Non immaginavo quello che dovevo ancora passare, non sapevo che il ragazzo che diceva di amarmi, non mi aveva ancora mostrato la sua vera faccia..

Arrivata in Italia pensavo che avrei trovato un lavoro, e che avrei cominciato una nuova vita, ma non è stato così, l’uomo che stava con me, l’uomo che diceva di amarmi, mi ha scambiato per soldi, mi usava per i soldi, amava solo i soldi.

I numeri di telefono mi sono stati cancellati, sono rimasta senza poter comunicare con nessuno. Una sera mi disse che il mattino dopo sarei dovuta andare con lui in un qualche posto….

Da quel giorno la mia vita ha conosciuto l’inferno, sono stata forzata a prostituirmi, forzata a fare qualcosa che una volta vedevo solo in TV, e che adesso sentivo con la mia pelle.

Per sei mesi sono stata forzata a prostituirmi e per sei mesi il mio cuore ha dovuto sopportare tutto questo.

I miei occhi erano bagnati di lacrime, mi odiavo, il mio corpo era usato come una macchina per fare soldi. Il mio corpo era una parte di me, ma il mio cuore non faceva più parte del mio corpo. Lo specchio per me era diventato la cosa più brutta, non mi volevo guardare più. Odiavo tutto di me: la mia vita, il mio destino. Non avevo più nessuna speranza e neanche più fiducia.

Nessuno poteva capire quello che stavo provando sulla mia pelle, quello che sentivo sul mio corpo..

Finché un giorno è arrivato un uomo, un uomo che mi ha detto “Questa non è la tua vita, questo non è per te, un giorno tutto questo finirà, io ti aiuterò”.

Non avevo più fiducia in nessuno ma un giorno il mio cuore mi ha detto di fidarmi di quell’uomo ed io mi sono fidata. Quell’uomo mi ha aiutato ad andare via da quella strada, da quella casa, da quell’uomo e sono stata accolta in una comunità.

Tra me e questo ragazzo è iniziato a nascere un amore, un amore che mi faceva sentire protetta, amata. Ci siamo innamorati l’uno dell’altra. Lui mi ha donato il suo cuore e anch’io gli ho donato il mio, un cuore con le ferite aperte.

Spero che un giorno quelle ferite possano chiudersi, possano essere curate.

 

Quarta Testimonianza

Sono Emanuela, ho 49 anni. Fino a poco fa vivevo una vita splendida facendo la cosa che amo di più: “insegnare ai ragazzi delle superiori”.

Tuttavia mentre vivevo queste cose, ancora non avevo capito che Dio aveva in serbo per me un Bene più grande: riscoprire il coraggio della fede, nel difficile momento in cui non sembra esserci più nessuna possibilità per te.

Ho scoperto di avere un tumore al polmone, al fegato e molte decalcificazioni alla colonna vertebrale.

Tutto insieme, tutto inaspettato… un mese fa.

Confesso che in quel momento non sapevo più cosa pensare, cosa fare della mia vita: sentivo il mio corpo staccato dalla mia anima, inutile, a pezzi, senza più uno scopo, sentivo le forze abbandonarmi ….

Mi sono chiesta “Ma allora tutto finisce così?”

Mi sono accorta che nessuno ti prepara ad accettare la malattia e a dare senso alle tue giornate da quel momento li in poi.

Disperata perché non sapevo cosa fare, ho chiesto aiuto al mio parroco.

E’ stato come se Dio, attraverso di lui, mi prendesse per mano.

Quel giorno il don mi guardò con tanto affetto e mi disse tre semplici cose, che stanno sostenendo la mia vita:

  • La prima: mi invitò a rileggere la mia vita fino a quel momento. E mi disse: “Emanuela, tu sei sempre stata una donna forte ma ora accetta il tuo corpo fragile e debole. Non devi recitare un ruolo ma solo accogliere la tua nuova umanità, più bisognosa degli altri.”
  • La seconda: “guardati attorno è accogli l’aiuto delle persone che ti vogliono bene”. Sto scoprendo quanto bene le persone possono dare e che prima d’ora non avevo mai visto.
  • La terza: mi diede un consiglio preziosissimo “Emanuela vivi giorno dopo giorno quello che Dio vorrà donarti, ringraziando sempre per ogni meraviglia della giornata e concediti di commuoverti, di piangere dalla gioia o dalla commozione. Non aver paura di piangere e lascia che le lacrime siano il tuo sostegno sempre.

Ho riscoperto la fede, la presenza di un Dio che non lascia mai la mia mano.

Credo in Dio, credo che la sua presenza mi guiderà con mano sicura lungo questo percorso.

Ma soprattutto, sono felice, felice, felice, perché ho riscoperto attorno a me un mondo di persone speciali che mi vogliono bene e per tutti loro voglio vivere nella speranza di poter un giorno ricambiare tutto questo amore che Dio mi ha dedicato.

Se ci riuscirò a restituire anche solo un poco del bene che ho ricevuto, potrò dire che la mia vita è valsa la pena di essere vissuta.

Grazie Dio.

Vi auguro la pace del cuore in questa Pasqua: fidiamoci di Dio, non siamo mai soli, la sua grazia è sempre su di noi.

 

Le parole di un poeta mi aiutano a stare davanti alla morte di Gesù.

Non chiudetemi gli occhi allorché morirò.

Lasciatemi fissare quello spazio infinito nel quale mi perderò libero.

Non coprite il mio corpo col sudario perché m’abitui alla morte

Seminatemi nudo nella terra, in posizione fetale perché io rinascerò libero.

 

Davanti alla tua morte, Gesù chiedo al mio cuore incerto passione per la vita.

Davanti alla tua morte, Gesù vorrei ritrovare per me e per tutti noi una nuova speranza di vita.

Davanti alla morte di Gesù accolgo la testimonianza di tutta la sofferenza del mondo, di tutti i poveri che piangono, di tutte le vittime della crudeltà e del terrorismo. Accolgo il racconto della vita dei miei fratelli che fanno fatica. Ascolto il grido accorato di chi è solo e abbandonato.

Solo tu Signore sai quanto bisogno abbiamo di una nuova vita. Di nuove energie di vita.

A te Signore appartiene la vita e la morte.

Solo tu conosci il miracolo del seme.

Il tuo corpo Gesù è come un seme deposto sotto terra. E sotto la terra, nel sepolcro, tu prepari nel silenzio l’esplosione di una nuova vita, la primavera della Pasqua.

A volte questa logica del seme faccio fatica ad accoglierla.

Vorrei vedere subito l’albero, le foglie, i frutti.

La logica del seme mi impone di avere pazienza e fiducia.

A volte, ti confesso Gesù, nel campo della nostra parrocchia sono tentato di non seminare più.

Ho l’impressione che tutto si sia raffreddato nell’interminabile inverno di questo nostro tempo che ci ruba ogni passione.

Buttiamo tanti semi perché i ragazzi crescano aperti e disponibili, ma l’indifferenza sembra congelare la loro crescita. Gettiamo tanti semi nel cuore dei giovani, ma li ritroviamo sempre tanto insensibili e distaccati. Gettiamo tanti semi tra le famiglie, perché si ritrovino e condividano insieme la fatica e la gioia del vivere nella comunità, ma l’individualismo e la presunzione di farcela da se, raggelano ogni entusiasmo.

Gettiamo tanti semi nel cuore dei cristiani perché l’ascolto del vangelo conduca ad una testimonianza credibile della carità, ma l’insensibilità e la paura raffreddano ogni slancio.

Davanti alla tua morte Gesù avrei voglia di piangere, di commuovermi, di lasciarmi toccare il cuore. Vorrei abbracciarti, starti vicino, chiederti di non morire dentro di me.

Ma mi sento tanto distante. Stanno di fronte: la tua passione e la mia indifferenza. La tua passione e la mia freddezza. La tua passione e il mio scoraggiamento.

Davanti alla tua morte Gesù prendo coscienza che io non sono il proprietario del seme, sono solo strumento della semina. Il seme sei Tu. E allora ritrovo il coraggio e la fiducia e ricomincio a seminare. Sarai tu a far germogliare. Tu, tu il Signore della Vita. Come e quando vorrai.

Tra poco Gesù baceremo il tuo corpo crocifisso per noi. Ti baceremo non solo per esprimere il nostro affetto per te, ma perché vorremmo che il fuoco della tua passione scaldasse il nostro cuore incerto. Ti baceremo perché il calore della tua passione ci aiuti ad avere pazienza e fiducia, in questo terribile freddo dell’anima.

Ti baceremo perché vorremmo fare nostro il coraggio con cui hai dato la tua vita fino all’ultimo respiro. Quel tuo ultimo respiro che sussurrava una promessa: chi ama non rimane nella morte!

Ti baceremo per portarci via la speranza. Chi ama non rimane nella morte!

Chi non ama invece resta sempre nella morte. Tu Gesù non resterai sempre nella morte.

Il tuo corpo sull’altare ci richiama il pane spezzato, l’Eucarestia, Segno infinito dell’amore. Ogni volta che mangiamo di questo pane annunziamo la tua morte, Signore, nell’attesa della tua venuta.

Tu Gesù non resterai sempre nella morte, perché ami e continui a spezzare il tuo corpo, pane di immortalità, sulla mensa eucaristica.

Seminatemi nudo nella terra, in posizione fetale perché io rinascerò libero.



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