Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Le parole della Pasqua: Il giorno più bello della vita

Dopo 46 anni lo ricordo ancora molto bene il giorno della mia prima Comunione. E ricordo che il mio vecchio parroco ci aveva detto due cose che non ho mai dimenticato. Prima di tutto ci ha detto: Questo sarà il giorno più bello della vostra vita. Non so dire se ha avuto ragione. Qual è il giorno più bello della vita? E poi ci ha detto un’altra cosa: Che la comunione di oggi sia migliore di quella di ieri e sia peggiore di quella di domani. Un augurio che non si capisce subito, da leggere più volte per capirlo. Oggi quando arriva il giorno della prima Comunione a me vengono alcune domande.

Innanzitutto mi chiedo: ma ne vale la pena? Che senso ha questa festa che per molti ha il sapore di una sceneggiata? Tranne qualche eccezione è una giornata di grande distrazione e di enorme dispersione. I bambini sono condotti a preoccuparsi di tanti aspetti che poco centrano con il dramma che si consuma nel cenacolo. Ma poi: ne vale la pena enfatizzare una dimensione alla quale poi, lo sappiamo, si fa una gran fatica a dare continuità?

Poi c’è una seconda domanda: che tipo di comunità si raccoglie intorno all’altare il giorno della prima Comunione? A parte l’innocenza dei bambini e la nostalgia dei nonni, io ho l’impressione dell’estraneità di tanti. Per tante persone c’è una scarsa consuetudine con i riti sacri dell’Eucarestia. E questo rende molto particolare questa celebrazione nella quale è molto difficile pregare e raccogliersi.

La terza domanda: va bene celebrare la prima Comunione con bambini così piccoli? Non si rischia di rendere infantile un Incontro così importante? Questa è una domanda che ne fa scaturire tante altre a cascata, sull’iniziazione cristiana e sull’accompagnamento che riusciamo o non riusciamo a realizzare con i nostri bambini per garantire un percorso cristiano autentico nella loro crescita.

Mentre penso a queste cose mi commuove l’idea che alla fine di tutto il Signore si consegni a noi così come siamo e non disdegna di farsi cibo per tutti. Mi emoziona il fatto che il Signore è più ostinato delle nostre indegnità e che proprio per questo ha “inventato” l’Eucarestia.

Mi vengono poi in mente i tanti volti delle persone che collaborano in parrocchia perché questi eventi siano belli: i catechisti, coloro che preparano e tengono in ordine la chiesa, coloro che cantano, che leggono, che si prestano, senza tante storie, per ciò che serve. C’è un lavoro immenso e intenso che mi testimonia la generosa dedizione di tante persone nella comunità.

Alla fine non avrò trovato molte risposte alle mie domande ma mi basta percepire che il Signore ci ama così come siamo e ci conduce dove Lui vuole, se anche noi lo vogliamo. Il giorno più bello della vita qual è? È oggi, è adesso se, al di là di tutto, riesco a fare questa esperienza.

Don Roberto

 



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